Palermo: in scena “l’uomo con la macchina da presa”

Domani, alle 18.00 il real teatro Santa Cecilia di Palermo, per la rassegna Jazz on movie & altro ospiterà la proiezione de “L’uomo con la macchina da presa”.

Sarà una proiezione dedicata a David Abelevic Kaufman, conosciuto con lo pseudonimo di Dziga Vertov. Una messa in scena del tutto speciale nello storico teatro, realizzata grazie anche alla sonorizzazione in diretta a cura del Jazz on movie trio con musiche scritte e dirette da Vito Giordano, con la formazione nata in seno al Brass group e costituita dallo stesso Giordano, tromba, flicorno e piano; Fabio Lannino, contrabbasso, basso elettrico e chitarra e Ciccio Drummer Foresta, batteria e percussioni.

Le musiche, in parte composte ed in parte improvvisate, forniranno suggestioni inedite alla visione dell’opera. Il film sarà introdotto dal giornalista Roberto Giambrone.

Nonostante siano trascorsi novant’anni dalla sua uscita sugli schermi, l’opera di  Dziga Vertov, continua a stupire per l’audacia delle innovazioni tecniche, stilistiche ed espressive che contribuirono fortemente a mutare il corso dell’arte cinematografica. Come è accaduto per molti capolavori che rompono con le forme in uso ed in forte anticipo sui tempi, c’è voluto parecchio perché “L’uomo con la macchina da presa” venisse riconosciuta come opera fondamentale e presa a modello dalle successive generazioni di cineasti.

Al suo apparire, il film suscitò numerose reazioni avverse sia nel mondo della cultura sovietica (venne accusato di formalismo e fu definito “teppismo cinematografico senza senso” perfino da un grande regista d’avanguardia come Sergej Éjzenštejn) sia in Occidente. Negli anni, però, critica e pubblico hanno fortemente rivalutato la pellicola che oggi viene concordemente considerata “una delle più grandi opere cinematografiche mai realizzate”.

Il racconto, apparentemente semplice, è quello della giornata di un cineoperatore intento a riprendere, dall’alba al tramonto, scene di vita quotidiana per le vie di una grande città. Vertov, però, riesce a condensarvi, con sorprendente vivacità ed originalità, inquadrature bizzarre e spericolate, ritmo accelerato del montaggio, doppie esposizioni, dissolvenze incrociate, movimento rovesciato, carrellate e molte altre innovazioni con cui scompaginava la grammatica sino ad allora utilizzata e giungeva al culmine del movimento “kinoglaz”  di cui lui stesso era stato propugnatore.

Nel corso dei decenni, il fascino dell’opera è stato tale da indurre schiere di importanti musicisti a dare suono alle ardite immagini di Vertov. Tra i nomi più illustri che dagli anni Trenta in poi vi si sono cimentati vanno ricordati il compositore francese Pierre Henry, pioniere della musica concreta ed elettronica, il violoncellista statunitense Tom Cora, alfiere delle forme più sperimentali di jazz e di rock, il nostro Franco Battiato, il pianista e compositore inglese Michael Nyman con la Alloy Orchestra, la britannica The Cinematic Orchestra e, più di recente, il gruppo sardo di indie-rock Sikitikis.

 

 

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