Catania: antiracket, arrestato il presidente dell’A.Si.A.

Estorsione continuata e peculato. Sono questi i reati di cui è accusato Salvatore Campo, presidente dell’associazione siciliana antiestorsione di Catania arrestato oggi dagli agenti della guardia di finanza.

Le fiamme gialle hanno sottoposto ai domiciliari il presidente dell’A.Si.A di Aci Catello. L’uomo è indagato per falso ideologico e peculato nonché per estorsione continuata realizzata nei confronti di alcune vittime di fatti di criminalità organizzata che avevano richiesto accesso allo specifico fondo di solidarietà statale.

Disposto anche il sequestro preventivo di circa 37 mila euro, pari a fondi pubblici erogati dalla regione a favore dell’associazione antiracket A.Si.A e di cui l’arrestato si è illecitamente appropriato, utilizzandoli per fini esclusivamente personali.

Le indagini delle fiamme gialle sono partite da un’attività di monitoraggio delle associazioni e organizzazioni antiracket e antiusura operanti nel territorio di competenza nonché dall’esame di esposti presentati alla procura da associazioni operanti nello stesso contesto assistenziale. Dalle indagini è emerso un quadro indiziario grave nei conronti di Campo che costringeva vittime di fatti di criminalità organizzata quali usura ed estorsione, a consegnargli somme in denaro non spettanti.

L’A.Si.A è nata nel 2008 con lo scopo di esercitare una costante azione di stimolo e nei confronti dell’opinione pubblica e nei confronti di tutte le autorità costituite affinchè il problema dei delitti di estorsione e di usura vengano considerati primari ed essenziali non solo per le categorie che li subiscono, ma anche per l’intera comunità che direttamente da tali delitti viene gravemente danneggiata.

In realtà A.Si.A è stata utilizzata da Salvatore Campo per l’esclusivo perseguimento di un utile economico personale, in danno sia di coloro i quali si rivolgono all’associazione per ottenere assistenza e supporto sia nei confronti dello stesso ente, privato così delle risorse necessarie per il perseguimento dei fini propri.

In pratica Campo invece di aiutare le vittime, tendeva ad assoggettarle, subordinando il sostegno dell’associazione all’accoglimento delle proprie pretese economiche. Le indebite richieste sono state avanzate sia per avviare l’iter procedurale per il riconoscimento del risarcimento che prima del riconoscimento delle somme erogate dallo Stato. Se l’associato/vittima non aderiva alle richieste di denaro, Campo assumeva atteggiamenti intimidatori persino giungendo all’abbandono del sostegno assistenziale.

Le illecite dazioni, tra l’altro sancite anche in scritture private non registrate, avvenivano in denaro contante o attraverso versamenti bancari qualificati apparentemente come contributi volontari.

In uno degli episodi accertati dalle fiamme gialle, il gestore di una libreria, vittima di estorsione ed usura, aveva rifiutato di assecondare le pretese di denaro di Campo che chiedeva il 3% della somma che l’esercente avrebbe percepito dallo Stato, prospettandogli le inevitabili lungaggini burocratiche in cui sarebbe incappato senza il suo intervento.

In un secondo caso, invece, Campo aveva ottenuto dai familiari di una vittima della criminalità organizzata, che avevano assistito all’omicidio del familiare, una busta con 1.500 euro in contanti senza i quali avrebbe interrotto la sua assistenza a favore delle vittime per il riconoscimento degli ulteriori benefici di legge spettanti.

E non è finita qui. Il titolare di un bar, un cittadino straniero, ha versato a Campo ben 3.000 euro in contanti per il timore di non essere adeguatamente seguito nel disbrigo delle pratiche per ottenere il saldo del risarcimento spettante.

In un’altra circostanza Campo ha consigliato ad una vittima/associato, di farsi attestare da un medico compiacente una falsa patologia per ottenere illegittimamente un maggior risarcimento da parte dello Stato. Le fiamme gialle, inoltre, hanno evidenziato che Campo emetteva assegni circolari poi cambiati per cassa o fatti confluire in conti personali o per il pagamento di spese non attinenti agli scopi dell’associazione.

In pratica Campo utilizzava a fini personali il conto corrente dell’associazione dove arrivano oltre ai contributi riconosciuti dalla regione, anche contributi volontari che dovrebbero essere vincolati al raggiungimento degli scopi statuari. In totale Campo si sarebbe appropriato indebitamente di oltre 70 mila euro di cui la metà riferibile a fondi pubblici per cui è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca.

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