Catania: sequestro patrimonio Ciancio, i retroscena

Grazie alla sua posizione di editore, Mario Ciancio Sanfilippo, nel corso dei decenni, a partire dagli anni Settanta, aveva potuto favorire Cosa nostra. Compito di Ciancio era di improntare la linea editoriale della testata giornalistica di cui era a capo che vanta il maggior numero di lettori nella Sicilia orientale, in modo tale da non porre all’attenzione dell’opinione pubblica gli esponenti mafiosi non ancora pubblicamente coinvolti nelle indagini giudiziarie.

In particolare, Ciancio Sanfilippo riusciva a coprire l’ampia rete di connivenze e collusioni sulle quali questo sodalizio mafioso poteva contare per mantanere la propria influenza nella proincia di Catania. Ciancio intratteneva regolarmente rapporti con esponenti di vertice della famiglia catanese di Cosa Nostra, sin da quando era diretta da Giuseppe Calderone. I rapporti poi erano proseguiti e si erano intensificati con l’avvento al potere di Benedetto Santapaola.

Il sequestro dei beni di Ciancio, per un valore che si aggira intorno ai 150 milioni di euro, è stato disposto perché il giudice ha ritenuto la pericolosità sociale qualificata da Ciancio per la sussistenza a suo carico di gravi indizi del rilevante contributo fornito da Ciancio per favorire la famiglia catanese di Cosa nostra dagli anni Settanta fino al 2013.

I sigilli sono stati posti a conti correnti anche in banche svizzere, polizze assicurative, 31 società interamente di proprietà di Ciancio, quote di partecipazione in sette società e diversi beni immobili. Tra le società confiscate anche il gruppo editoriale del quotidiano La Sicilia e di alcune emittenti locali.  Il procedimento era stato avviato il 19 gennaio del 2015 con richiesta della procura distrettuale e si è celebrato fino al gennaio 2018, a porte chiuse, per una precisa scelta dello stesso editore.

I rapporti tra l’editore catanese e cosa nostra sono emersi in alcune vicende imprenditoriali. Si tratta del parco commerciale Porte di Catania, già realizzato. In questa occasione Ciancio è stato coinvolto perché socio con Giovanni Vizzini (la cui figlia è sposata con Vincenzo Rappa) e Tommaso Mercadante, nipote di Tommaso Cannella e figlio di Giovanni Mercadante. L’opera venne affidata all’imprenditore Basilotta con l’intento di coinvolgere l’imprenditore Mariano Incarbone, condannato con provvedimento definitivo quale partecipe alla famiglia Santapaola mentre l’imprenditore Vincenzo Basilotta è morto nel corso del processo d’appello a suo carico. Le intercettazioni eseguite nel contesto investigativo Iblis hanno confermato che l’affare era infiltrato da cosa nostra attraverso Basilotta che vi aveva lucrato 600 mila euro consegnati a Raffaele Lombardo, già presidente della regione siciliana ed imputato anche lui, che si era interessato al progetto cui partecipava Ciancio Sanfilippo.

Un’altra opera riguarda il parco commerciale Sicily Outlet in cui Ciancio Sanfilippo è sia proprietario dei terreni su cui è stato realizzato l’outlet, sia socio nella Dittaino development. Parte dei lavori erano stati eseguiti da Basilotta e Incarbone.

Un progetto non realizzato in cui era coinvolto Ciancio è stato il progetto stella polare. Si trattava di un progetto della stella polare srl relativo all’area sud di Catania dove si intendeva creare un centro congressi, tsrutture per esposizione, acquari, parchi divertimenti, cinema, gallerie commerciali ed altro. L’editore catanese, proprietario dei terreni, avrebbe avuto un ruolo attivo nella gestione della vicenda imprenditoriale, avendo persino seguito personalmente l’iter relativo al rilascio delle concessioni e fungendo da anello di congiunzione con la pubblica amministrazione. Le intercettazioni hanno permesso di ritenere certo che il general contractor scelto era Mariano Incarbone.

Ancora, Ciancio era coinvolto nella costruzione, non realizzata, di un insediamento chiuso ad uso collettivo a favore della base militare di Sigonella a Catania. In questa vicenda l’editore, oltre ad essere proprietario dei terreni dove doveva sorgere l’opera, era anche socio della Xirumi srl, la società che avrebbe dovuto realizzarla. In questo caso le opere sarebbero probabilmente state eseguite da Vincenzo Basilotta.

Un’altra opera non realizzata è il polo commerciale Mito che doveva sorgere a Misterbianco ,sempre su terreni di proprietà di Ciancio Sanfilippo. L’iniziativa vedeva coinvolti sia Ciancio Sanfilippo che altre pesrone risultate essere in rapporti con cosa nostra palermitana e messinese.

Secondo il tribunale, Ciancio Sanfilippo sin dall’avvio della sua attività, quindi dagli anni Settanta e fino al 2013, avrebbe agito imprenditorialmente nell’interesse proprio e di quello di cosa nostra. Alla luce di tali fatti il suo patrimonio sarebbe cresciuto in maniera illecita, grazie anche a finanziamenti occulti.

I beni patrimoniali di Ciancio Sanfilippo colpiti dal provvedimento sono diversi saldi attivi dei conti bancari a Lugano per poco più di 18 ilioni di euro; altri 5 milioni depositati alla Intesa San Paolo di Catania; conto bancario alla filiale di Chiasso della Credit Suisse di circa 25 mila euro e intestato ad una fiduciaria il cui avente diritto economico è Ciancio Sanfilippo; saldo attivo della polizza tip Private Multimanager sottoscritta con Intesa San Paolo Life; saldo attivo del contratto Blue Profits Multibrand stipulato presso Intesa San Paolo Life; un’altra polizza, Blue profits Dollaro sempre stipulata presso Intesa San Paolo Life.

Le attività di impresa confiscate riguardano il 100% della società industriale grafica editoriale Sige spa di Catania e relativo patrimonio aziendale; la Domenico Sanfilippo editore sempre con sede a Catania con relativo patrimonio aziendale; la società agricola turistica Etna riviera, Sater srl. e relativo patrimonio aziendale; la società agricola Fiumara srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; la Cisa spa con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; Etis 2000 spa con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale. Il 33% delle quote della SIM società immobiliare meridionale srl a Tremestieri Etneo;  il 44, 94% delle azioni della G.E.T., generale edilizia turistica spa con sede a Catania. E, ancora, il 100% della Messapia srl con sede a Roma e relativo patrimonio aziendale; la Rete Sicilia srl con sede a Cataina e relativo patrimonio aziendale; la Sicilia iniziative speciali srl in liquidazione con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; il 50% delle quote intestate a Valeria Guarnaccia, a Angela Ciancio, Carla Ciancio, Rosa Emanuela Ciancio e Natalia Ciancio della Palma rossa srl con sede a Catania. Poi il 100% delle quote della Simat, siciliana impianti manutenzioni televisivi srl in liquidazione con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; la Simeto docks srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; la Ti.Me. srl di Catania; il 100% delle quote della iniziative editoriali siciliane srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; la Lisa srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; il 41% delle quote della Parco Sant’Antonio srl di Catania; il 100% della azienda agricola Rovittelli di Natalia Ciancio e C snc con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; il 69.84% delle azioni intestate a Angela, Carla, Rosa Emanuela, Natalia Ciancio e Domenico Ciancio Sanfilippo della Messapia srl, iniziative editoriali siciliane srl della società per azioni editrice del Sud Edisud spa con sede a Bari; il 100% delle quote della A45 srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; il 100% delle quote della azienda agricola San Giuseppe La Rena srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; il 100% delle quote della Aquila immobiliare srl con sede a Palermo e relativo patrimonio aziendale; il 100% delle quote della società editoriale meridionale S.E.M. srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; il 100% della La Sicilia multimedia srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; il 100% delle quote della Aci Sant’Antonio sviluppo srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale; la Gea servizi srl con sede a Catania e patrimonio aziendale relativo; la Telecolor International TCI srl con sede a Catania e relativo patrimonio aziendale.

E ancora, sequestrato il 25% delle azioni intestate all’editore della Helios 2000 spa con sede a Catania; la Società agricola Cardinale srl di Catania; la Spiaggia di Sole srl di Catania con relativo patrimonio aziendale; la Edizioni radiofoniche siciliane srl di Catania; il 55% delle quote intestate ad Angela, Carla, Rosa Emanuela, Natalia Ciancio e Domenico Ciancio Sanfilippo della azienda agricola San Giuseppe all’Arena società semplice.

Il 100% delle quote della agenzia siciliana informazione srl di Catania; la Cappellina di Ciancio Natalia & C snc di Catania con relativo patrimonio aziendale; la PK Sud srl di Catania cno relativo patrimonio aziendale; la Publipiù srl di Catania e l’azienda agricola Serraci srl.

Fra i beni immobili sequestrati: diversi appartamenti ad Augusta, Catania con annessi anche terreni,

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