Catania: tre arresti per tratta di clandestini

Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratta di persone. Sono questi i reati di cui dovranno rispondere le tre persone arrestate dagli agenti della polizia di Stato di Catania su disposizione del Gip del tribunale etneo.

Le manette sono scattate ai polsi di Pat Eghaeva, 43 anni, arrestato a Caserta; Jate Amayo, 31 anni, arrestata a Palermo e Adeniyi Moroof Badmus, 33 anni, arrestato a Palermo.

La prima è ritenuta responsabile, in concorso con altri soggetti identificati in Nigeria e Libia, dei delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratta di persone. quest’ultimo reato è pluriaggravato per aver agito in danno di minori, esponendo le vittime ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica e per aver contribuito alla commissione del delitto un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno stato.

Gli altri due sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione di giovani connazionali. Il 20 dicembre scorso, su delega della procura distrettuale della repubblica di Catania, la squadra mobile etnea ha fermato Eghaeva Pat, dimorante a Mondragone, gravemente indiziata dei delitti di tratta di persone e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in danno di minori connazionali.

Il gip di Santa Mara Capua Vetere ha rigettato anche la contestuale richiesta di misura cautelare e ordinava la scarcerazione di Eghaeva. L’intervenuta scarcerazione non ha scoraggiato l’indagata che, non appena in libertà, ha ripreso la propria attività senza alcun timore e, anzi, nel riferire dell’avvenuto fermo ai suoi interlocutori, raccontava plurimi dettagli.

La procura di Catania ha avanzato richiesta di misura cautelare al giudice territorialmente competente nei confronti di Pat Eghaeva, arricchiti dagli ulteriori elementi probatori emersi successivamente alla scarcerazione, ancora a conforto dell’ipotesi accusatoria.

Nel corso dell’indagine sono stati acquisiti dagli agenti altri elementi a carico di due cittadini nigeriani: Kate Amayo e Adeniyi Moroof Badmus per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

L’ordinanza si base su un compendio probatorio originato dalla preziosa attività di identificazione precoce di vittime di tratta poste in essere da agenti della squadra mobile di Catania. in particolare, in occasione dello sbarco di  1423 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania il 14 luglio del 2017, è stata identificata quale vittima di tratta una minorenne straniera non accompagnata, cittadina nigeriana che raccontava le peripezie per raggiungere l’Italia.

L’attività tecnica avviata a seguito delle dichiarazioni rese dalla vittima ha permesso di appurare che la minore era stata trafficata da una connazionale, successivamente identificata in Pat Eghaeva, la madame che aveva viaggiato con la ragazza ed altre due vittime, ma al momento dei soccorsi Ade era stata separata dall altre.

Successivamente l’indagata era riuscita a rintracciare Ade ed aveva iniziato ad effettuare pressioni sulla giovane perché lasciasse la struttura protetta e raggiungesse la madama per lavorare alle sue dipendenze.

I servizi di intercettazione hanno consentito di apprezzare l’impegno continuo dell’indagata nel reclutamento di altre connazionali nel paese di origine e nell’organizzazione del loro trasferimento in Italia e ciò contestualmente alla condotta di gestione della prostituzione delle vittime già trasferite in Italia, vittime che le si rivolgevano utilizzando l’appellativo di Mummy.

Lo sviluppo investigativo ha permesso di individuare altri due cittadini nigeriani dditi allo sfruttamento della prostituzione di giovanissime connazionali ovvero l’indagata Amayo, detta “sister Kate” che gestiva la prostituzione di diverse connazionali che abitavano a Palermo, organizzando le postazioni lavorative e facendosi aiutare dal fidanzato Badmus, domiciliato anche lui a Palermo.

Dalle intercettazioni della polizia sono emersi i nomi di varie prostitute operanti a Palermo, alle dipendenze di Kate Amayo, dalle stesse chiamata Sister Kate. Lei si serviva del fidanzato che, vivendo a Palermo, garantiva il suo intervento immediato in ogni momento, riprendendo aspramente le donne e riscuotendo gli incassi delle stesse.

L’importanza del ruolo assunto dalla donne “sister Kate” nel mondo della prostituzione su strada di donne nigeriane emergeva in maniera chiara ed inequivocabile nel corso di un dialogo intercettato durante il quale una giovane prostituta la definitiva testualmente “la più grande di Palermo”, alludendo al suo ruolo di organizzatrice.

Dopo le formalità di rito, Eghaeva è stata rinchiusa nel carcere di Caserta, mentre Amayo e Badmus sono stati associati nel carcere di Palermo, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

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