Caltanissetta: mafia, 37 arresti. Sequestri beni per 11 milioni di euro

Trentasette persone arrestate tra Lazio, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Sicilia e Germania. Beni per oltre 11 milioni di euro sono stati sequestrati nell’ambito della maxi operazione denominata “Druso” e “Extra fines”.

Le operazioni sono servite a scardinare l’associazione mafiosa Cosa nostra della famiglia mafiosa di Gelo capeggiata dagli Rinzivillo. Impegnati nell’operazione 600 operatori di polizia della questura di Caltanissetta, la finanza di Roma, nonché i carabinieri del comando provinciale di Roma e la polizia di Colonia in Germania.

Fra gli arrestati anche il boss gelese Salvatore Rinzivillo, da tempo dimorante a Roma. Lui dovrà rispondere di intestazione fittizia di società per eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzioni patrimoniali, traffici di droga sull’asse Germania-Italia, destinati a rifornire il mercato della Capitale. A lui è addebitato anche un grave episodio estorsivo aggravato dalle modalità mafiose nei confronti della famiglia Berti, titolare del rinomato Cafè Veneto.

Le indagini, condotte in sinergia da finanza e carabinieri di Roma, hanno documentato come il boss Rinzivillo, sollecitato dal co-mandante gelese Santo Valenti, assistito da un nutrito numero di compartecipi con il ruolo di ambasciatori delle richieste estorsive ponesse in essere chiare minacce volte a condizionare la gestione di forniture nell’ambito del mercato ortofrutticolo di Roma.

La vittima dell’estorsione ha presentato formale denuncia contro gli estortori e per dirimere la controversia si era rivolto al pregiudicato mafioso palermitano Baldassarre Ruvolo, prima collaboratore di giustizia e poi estromesso dal programma di protezione, già appartenente alla famiglia mafiosa di Cosa nostra dei Galatolo dell’Acqua Santa di Palermo.

La squadra mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il commissariato di Gela e il Gico della finanza di Roma, ha disposto l’arresto per 31 persone. Tutti dovranno rispondere di associazione di stampo mafioso, estorsioni e detenzione illegale di armi, riciclaggio e auto riciclaggio, intestazione fittizia di società per eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali e traffici di droga.

Le indagini hanno permesso di attestare l’attuale operatività della famiglia mafiosa Rinzivillo, etero diretta dai reclusi l regime del carcere duro, Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo attraverso la figura del reggente Salvatore Rinzivillo che nell’ambito delle operazioni Malleus e Redivivi è stato richiamato in Sicilia dalla capitale per riorganizzare le illecite attività della famigli mafiosa e riaffermare il predominio sul territorio, coprendo la vacanza di comando venutasi a creare.

Rinzivillo, investito di ruolo di reggente della famiglia mafiosa di Gela, aveva intrapreso diretti raporti con altri capi mafia palermitani, con mafiosi operativi nella provincia di Trapani e di Catania.

L’organizzazione era come divisa in due ali: una criminale dedita al traffico di droga, estorsioni e traffico di armi e una parte imprenditoriale che si occupava di edilizia, trasferimento fraudolento di beni nonché di commercializzazione autoveicoli, alimenti in genere e prodotti ittici in particolare.

L’associazione mafiosa è risultata attiva nel settore delle estorsioni. In particolare, è stato documentato che Salvatore Rinzivillo, direttamente o tramite i suoi sodali, pretendeva il pagamento di denaro a titolo estorsivo. L’organizzazion è risultata dotata di una allarmante potenza di fuoco in possesso di più armi a disposizione del sodalizio per eventuali intimidazioni o regolamenti di conti.

Sul fronte imprenditoriale, di primaria importanza è risultato l’interesse per la commercializzazione di prodotti ittici sull’intero territorio nazionale e all’estero, in forza di accordi intercorsi tra il boss gelese Salvatore Rinzivillo ed importanti esponenti della mafia palermitana.

L’obiettivo del gruppo criminale era commercializzare i prodotti ittici non solo in tutta la Sicilia, ma anche espandersi sul territorio romano. Il “patto mafioso” sul commercio di pesce ha consentito a Salvatore Rinzivillo di infiltrarsi nel mercato di settore per mezzo di imprese mafiose da lui controllate, riferibili ai gelesi Carmelo e Angelo Giannone, padre e figlio.

Era sempre Salvatore Rinzivillo a prendere contatti con esponenti mafiosi di Mazara del Vallo con importanti pregiudicati messinesi e perfino con un boss italo americano del calibro di Lorenzo De Vardo di stanza a New York, anche per l’avvio di importanti iniziative economico-commerciali, soggetto noto sin dai tempi del maxi processo di Palermo, quale appartenente alla famiglia mafiosa Bonanno, fazione Catalano di Cosa nostra.

Inoltre è stata accertata una collaborazione fra Rinzivillo e il clan dei “Carcagnusi”. Le manette sono scattate ai polsi anche dell’avvocato di Roma, Giandomenico D’Ambra. È l’archetipo dell’esponente dela cosidetta “area grigia”. Un professionista che si serve della criminalità organizzata e di cui quest’ultima, a sua volta, si avvale in un chiaro e diretto rapporto sinallagmatico.

L’avvocato D’Ambra, su richiesta e per conto di Rinzivillo, aveva intessuto affari illeciti, incontrava affiliati del clan Rinzivillo in Lombardia e non ha esitato ad avvalersi dei servizi che gli appartenenti all’organizzazione criminale risultavano in grado di dispensare con il metodo dell’intimidazione (dando mandato a Rosario Cattuto di porre un’aggressione fisica ai danni di un soggetto per rubargli un orologio Patek Philip del valore di 40 mila euro”.

In più,, le indagini condotte dalla Dda hanno chiarito come l’avvocato D’Ambra si preoccupava addirittura di raccogliere notizie su indagini in corso.

In particolare, Marco Lazzari gestiva contatti con altri affiliati del clan mafioso, tra cui Ivano Martorana, luogotenente di Rinzivillo in Germania  e operante nel settore del traffico illecito di sostanze stupefacenti, nonché, assecondando la volontà di Rinzivillo circa la necessità di evitare contatti diretti con soggetti di una certa caratura criminale e ritenuti  rischio di attività investigativa, fungendo da “collegamento” insieme a Ivano Martorana per intermediare i contatti tra il boss gelese e Nicola Gueli.

La famiglia mafiosa operava anche nelle città di karlsruhe e di Coonia, nei land tedeschi di Baden-Wuttemberg e della Renania settentrionale-Westfalia, individuando nell’insospettabile e incensurato Ivano Martorana di origini gelesi, ma da sempre di stanza in Germania. Il nuovo luogotenente, insieme allo zio Paolo Rosa, anche lui di Gela e trasferitosi in Germania e già collegato al capo famiglia Antonio Rinzivillo, il soggetto cui demandare l’organizzazione e realizzazione di più traffici di droga.

A maggio del 2015 la direzione distrettuale antimafia di Roma ha avviato una complessa attività rogatoriale e da gennaio dello scorso anno con la procura di Colonia.

Infine, la dda di Caltanissetta ha ottenuto il sequestro preventivo di due compendi aziendali, di partecipazioni di tre società, denaro contante e un’auto di grossa cilindrata, per un ammontare complessivo di circa 11 milioni di euro.

Le manette sono scattate ai polsi di: Salvatore Rinzivillo, 57 anni; Antonio Rinzivillo, 60 anni, detenuto al regime del 41 bis nella casa circondariale di Sassari; Crocifisso Rinzivillo detto Ginetto, 57 anni, detenuto nel carcere de L’Aquila; Liborio Bongiorno, 45enne di Gela; Umberto Bongiorno, 41enne di Gela; Rosario Cattuto, detto “Saro”, 49enne di Gela e ivi residente; Giandomenico D’Ambra, 46 anni di Roma; Gaetano Massimo Gallo, detto “Tano” di Vittoria, 45 anni, domiciliato a Gela; Giuseppe Flavio Gallo, 22enne di Gela, ai domiciliari; Filippo Giannino, 50 anni di Paternò residente a Belpasso; Angelo Giannone, 28 anni, residente a Gela; Carmelo Giannone, alias “sigaretta”, 55 anni di Gela; Filippo Sergio Cesare Guarnaccia, 52enne di Gela; Marco Lazzari, detto “il grosso” e “il ciccion”, 47 anni di Roma; Giuseppe Licata, detto Peppe, 52enne di Gela; Francesco Majale, 51enne di Mazara del Vallo; Antonio Giovanni Maranto detto Tony, 53enne di Polizzi Generosa e residente a Castellana Sicula; Ivano Martorana, detto “dodici chili”, 36enne di Gela residente in Germania; Claudio Mauro, 49enne di Gela; Vincenzo Mulè, detto “Enzo l’americano”, 56enne di Gela; Rolando Parigi detto “Roli”,45enne residente a Capriolo (Bs); Antonio Passaro, 66enne di Niscemi residente a Gela; Aldo Pino Pione, 49enne residente a Busto Arsiio e originario di Gela; Rosario Pione, 28enne di Busto Arsizio; Luigi Rinzivillo detto “Lici”, 56enne di Gela; Alessandro Romano, 25enne di Novara; Antonino Romano, inteso “Tonino”, 40enne di Gela, agli arresti domiciliari; Emanuele Romano, 49enne di Novara; Giuseppe Rosciglione, 38enne di Palermo; Alfredo Salvatore Santangelo, 48enne di Biancavilla residente a Capriolo.

Sono tutti responsabili, a vario titolo, di aver far parte a cosa nostra di Gela operante anche in tutta la Sicilia, nel Lazio, in Lombardia e anche in Germania. L’associazione è dedita alle estorsioni, al traffico di droga, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, ricettazione, nonché intestazione fittizia di società e illegittima detenzione di armi con l’aggravante di essere l’associazione armata.

Inoltre, con lo stesso provvedimento del giudice, sono stati disposti sequestri preventivi a carico di società gelesi che commerciano all’ingrosso in prodotti della pesca congelati e surgelati e attività connesse con le lotterie e le scommesse.

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