Messina: Città metropolitana. Romano, “il dissesto non è un’opinione”

Negli ultimi giorni sono state scritte centinaia di parole sull’imminente dissesto della città metropolitana di Messina. In merito interviene il commissario straordinario Romano secondo cui “il dissesto non è un’opinione”.

“La pubblicazione di diversi interventi che contestano l’avvio delle procedure di dissesto – dichiara Romano – rende necessario un chiarimento. Il dissesto non è una scelta politica nè un’opinione, ma un fatto contabile aritmeticamente calcolato, e la sua dichiarazione è un obbligo di legge, alla cui eventuale omissione seguirebbero un intervento sostitutivo della Corte dei Conti e gravi sanzioni per chi non l’abbia dichiarato.

È anche opportuno precisare che la procedura di riequilibrio non può essere applicata all’attuale situazione della Città metropolitana di Messina: essa, infatti, consiste nella “spalmatura” dei debiti in un più o meno lungo arco temporale.

Questo Ente non ha debiti pendenti né quindi da “spalmare”. Fino ad oggi, infatti, sono stati regolarmente pagati gli stipendi ai dipendenti e le fatture ai fornitori e non si è mai fatto ricorso a onerose anticipazioni di cassa presso l’istituto bancario tesoriere.

L’onere che – da solo – cagiona l’impossibilità di chiudere il bilancio, non solo di questa, ma di gran parte delle ex Province, è il contributo coattivo a favore dello Stato pari a 25 milioni di Euro (più 3 milioni di sanzioni), i quali vanno a gravare su un budget di 62 milioni di Euro a fronte di 39,5 milioni di spese fisse (30 milioni per stipendi; 4 milioni per utenze degli Uffici e delle Scuole; 4 milioni per mutui per opere pubbliche realizzate fino al 2013 e 1,5 milioni di residui di fitti passivi).

Si deve, altresì, far presente che le spese per il personale sono state faticosamente ridotte nell’ultimo triennio da 38 milioni a 30 milioni di Euro l’anno, e le spese per fitti passivi da 3,6 milioni a 1,5 milioni di Euro (in corso di ulteriore diminuzione grazie ai trasferimenti ed accorpamenti di plessi scolastici).

Infine, qualora vi siano ancora dubbi sul perché non si sia dichiarato il dissesto negli anni scorsi, si chiarisce che il contributo coattivo era notevolmente inferiore (8,5 milioni nel 2015 e 17 milioni nel 2016) e che questo Ente ha potuto utilizzare avanzi di amministrazione ed economie ottenute con ingenti sforzi; avanzi che sono impegnati ed economie che oggi non bastano più.

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