Catania: incontro all’istituto Marconi per antimafia

Navigate nel mare della legalità. Avrete sì, tante amarezze, ma anche grandi soddisfazioni”. Si rivolge così agli studenti Nunzio Sarpietro, presidente dei Gip del tribunale di Catania, nel corso dell’incontro in ricordo delle vittime di mafia organizzato dall’associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta all’istituto Guglielmo Marconi di Catania.

Insieme al presidente dei Gip Nunzio Sarpietro, erano presenti l’avvocato Mariolina Malgioglio, il dirigente scolastico Ugo Pirrone e Giuseppe Agosta, figlio del maresciallo Alfredo Agosta, anch’egli vittima di mafia. “Quando mio padre venne ucciso avevo solo 7 anni – ha affermato Giuseppe Agosta – ricordo poche cose di lui. Lavorava tanto. E ricordo che una volta eravamo in auto insieme e si avvicinarono a noi delle persone col volto travisato da caschi neri. La mafia a quell’epoca non sparava alla presenza di bambini”.

Un incontro molto importante, con l’obiettivo non solo di sensibilizzare i giovani verso i temi della legalità, ma per spiegare loro in che modo interviene la magistratura nei casi di reati di stampo mafioso. Perché la legalità deve essere uno stile di vita, come ha tenuto a sottolineare il dirigente scolastico Ugo Pirrone, un valore che non deve essere ricordato solo in occasione della ricorrenza. “Spesso si incorre in questo sbaglio – ha affermato – il ricordo di Giovanni Falcone e delle altre vittime di mafia non deve fermarsi a una data. Celebriamo l’anniversario e il giorno dopo dimentichiamo tutto. Questo è un ricordo che deve protrarsi tutto l’anno”.

Gli studenti hanno partecipato all’incontro in maniera attiva e curiosa, ponendo importanti domande al presidente Sarpietro, come “in che modo lo Stato offre protezione alle persone che hanno il coraggio di denunciare?” e ancora “in che modo la mafia riesce a infiltrarsi nelle Istituzioni?”. A queste domande Nunzio Sarpietro ha risposto spiegando com’è cambiato il modus operandi delle organizzazioni mafiose: “Le associazioni mafiose non sono più quelle degli anni 80 – ha affermato – noi ci ricordiamo di uomini con la coppola sul capo e il fucile in mano. Oggi la mafia invece cerca di infiltrarsi nella politica, nelle Istituzioni, negli ospedali, così da manovrare i fili dall’interno. Un problema difficile da arginare, ma ricordate: lo studio, la cultura, sono importantissimi. Sono il primo passo verso la legalità. E bisogna tenerla viva, soprattutto tra i giovani, questa fiamma che li porterà ad essere degli adulti che possiedono il giusto senso della giustizia”.

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