Milazzo (Me): presentata la silloge “Come riflesso sull’acqua” del poeta Rocco Amato

Si è svolta a palazzo D’Amico a Milazzo nel messinese, un’interessante serata culturale, nella quale il noto poeta milazzese Rocco Amato ha presentato al pubblico la sua opera dal titolo “Come riflesso sull’acqua”, una silloge di odi, versi ed aforismi culturali e filosofici. I lavori sono stati inaugurati dalle eccellenti performance del cantautore Francis Rivel, il quale ha rivisitato il suo ricco repertorio canoro, tra cui particolare apprezzamento ha suscitato la canzone “Diamoci la mano”, denunciando i mali della nostra società e racchiudendo un’esortazione a fraterni rapporti umani. Indi è iniziato l’avvicendamento di alcuni valenti lettori, che hanno declamato alcune liriche più significative: si è cominciato, infatti, da Enzo Paci nel recitare “Il colore delle stagioni”, “Conchiglie”, “Dentro il riflesso”, per proseguire con Melania Amato, la quale ha letto “A mia madre”, “La notte degli angeli”, “Il riflesso dell’acqua”, e concludere con Rosetta Lo Vano, che ha interpretato “Ascolta”, “Vorrei”, “Preghiera”. Conduttrice della manifestazione è stata la prof.ssa Graziella Giorgianni, peraltro autrice della prefazione, e le cui parole vibranti e significative hanno tracciato la personalità letteraria di Rocco Amato: “La sua poesia è improntata alla semplicità. – ha sottolineato l’insigne docente – Dietro le sue liriche ci siamo noi con il nostro sentire: egli elabora i versi con una semplicità, nella quale ciascun essere umano si ritrova avvinghiato mediante un rapporto d’esperienza individuale e collettivo dinanzi ai temi esistenziali, quali la vita o la morte”. La prof.ssa Caterina Barresi, presidente dell’associazione “FilicusArte”, sodalizio artistico-culturale operante sul territorio tirrenico della provincia di Messina, si è così espressa: “Rocco Amato è conosciuto ed apprezzato dalla gente e traspare in lui il senso della socievolezza.

Rocco artista è come Rocco persona: due persone dalla medesima etica e sensibilità, attento ai problemi sociali contemporanei per i quali vede sempre in fondo al tunnel una luce di speranza e di pace”. Dopo una coinvolgente performance di Eduardo Marchetti alla fisarmonica eseguendo “That’s amore”, pregevole è stato l’intervento del prof. Filippo Russo: “Prendendo spunto da un’affermazione di Francesco De Sanctis, posso parafrasare che il contenuto riflette Rocco Amato come se stesso nelle sue odi. – ha rilevato il noto critico letterario – La sua vena religiosa è dotata di una leggerezza che lo fa aleggiare come una farfalla.

Molto considerevole è la similitudine del ramo spezzato in rapporto a lui, una calorosa allegoria fra la sua solitudine e la voglia di luce. Senza alcuna remora potrei accostare la visione di Rocco Amato per la sua anima genuina e buona al poeta francese Paul Verlaine, che propugnava la dolcezza malinconica dell’essere. La poesia è un dono e le sue sono un’aura rappresentanti il proprio io asserragliato nell’anima”.

L’antologia di Rocco Amato rappresenta dunque uno slancio interiore verso una dimensione religiosa fuggente dai tumulti di un’umanità immemore di quei sentimenti alla base del lieto convivere. In lui troviamo l’anelito di pascoliana memoria a vedere il tutto con quella schiettezza tipica del “Fanciullino” da costituire un’esortazione al ritorno d’una visione di vita fatta di quei sentimenti positivi in via d’estinzione nel corso degli ultimi decenni. Il simbolismo della sua aspirazione è contrassegnato dalla famiglia e dalla natura, che lo avvolgono e lo proiettano in un regno idilliaco per proteggerlo fortemente dagli assalti minacciosi d’una realtà sempre più crudele.

La sua soluzione sta nella seconda parte dell’ode: infatti, soltanto con la voglia di sognare” egli ritrova il desiderio di elevarsi verso una beatitudine eterna “tra le tracce della via del Signore”.

L’esistere di Rocco Amato è un sogno d’innocenza e di pace, incrociando in esso elementi individuali e sentimentali, sublimati in modo etereo: non a caso è il desiderio la sua ragione di vita, concepito come brama di ricerca, di studio, di approfondimento, di miglioramento della sua personalità, sempre aperta alle innovazioni del tempo, ma consapevole della ciclicità: sono le stagioni, infatti, a scandire le azioni e le opinioni come un orologio dall’acuta ed indicibile precisione sotto l’egida della Natura provvida e generosa, che per lui è un tempio, in cui le colonne viventi emanano parole scuotenti e l’uomo vi passa attraverso una foresta di simboli che l’osservano con sguardi familiari.

Nella seconda parte del libro, ampio spazio è dedicato alle sue persone più care, nel ricordo delle loro virtù e dei buoni sentimenti, che hanno contribuito alla sua crescita intellettuale e personale: struggente è nella poesia “La notte degli angeli” la dedica al suo padre Natale negli ultimi istanti del suo vivere, concepito come un momento doloroso di dipartita verso la via dell’infinito, già percepito dai suoi occhi come l’eterno, dove la vita trionfa per sempre. Il florilegio si chiude con alcuni aforismi, frutto di un’immensa saggezza e di un buon senso anelante ad un modus vivendi moderato ed equilibrato a testimoniare che la sua poetica è contrassegnata dai temi dell’affetto familiare, della vera amicizia e della Natura benigna ed armoniosa, gli unici ad assurgere a sentimenti d’amore possibili in un mondo di insidie e di contrasti.

Rodrigo Foti 

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