Catania: sequestrati beni della società San Giuliano

Beni di proprietà della società San Giuliano srl fra cui immobili e mobili registrati, con particolar riferimento all’attività di ristorazione Pitti di via San Giuliano, sono stati sequestrati dalla polizia di Stato su delega della procura distrettuale di Catania. Un provvedimento emesso dal Gip lo scorso 20 settembre.

Il provvedimento arriva dopo un’indagine coordinata dalla DDA che il 21 gennaio del 2016 portò all’arresto di 15 persone nell’ambito dell’operazione Bulldog per associazione per delinquere di stampo mafioso (Santapaola-Ercolano), intestazione fittizia di beni e furti, con l’aggravante di aver commesso il fatto per agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa.

Tra glia rrestati figuravano anche oltre al noto Roberto Vacante, anche salvatore Caruso. Quest’ultimo aveva intestato l’attività di ristorazione Pitti a Gianluca Silvestro Giordano, compagno della figlia Melinda Caruso. Le indagini hanno evidenziato la distrazione di denaro per 100 mila euro dalle casse di un’altra attività di ristorazione già di proprietà di Salvatore Caruso, sequestrata nell’operazione Bulldog, confluito nel finanziamento dell’operazione Pitti.

A Salvatore Caruso, Gianluca Silvestro Giordano e Melinda Caruso è stato contestato il reato di intestazione fittizia di beni, mentre Giuseppe Caruso, figlio di Salvatore, deve rispondere di appropriazione indebita di circa 85 mila euro distratti da altra attività di ristorazione attualmente sotto sequestro giudiziario.

A Gianluca Silvestro Giordano è stata contestata la truffa ai danni dello Stato per essersi appropriato, con artifizi, di generi alimentari destinati ad altra attività di ristorazione sottoposta a sequestro giudiziario.

Francesco Salamone, Gianluca Silvestro Giordano e la moglie Melinda Caruso devono anche rispondere di appropriazione indebita tramite la mancata fatturazione, di parte degli incassi derivanti da altra attività di ristorazione sottoposta a sequestro giudiziario.

I due coniugi Giordano-Caruso devono anche rispondere di appropriazione indebita con l’utilizzo di un pos mobile collegato ad un conto corrente intestato alla società gestore del Pitti, di parte degli incassi derivanti da altra attività di ristorazione sottoposta a sequestro giudiziario.

Maria Chiara Ferraù

 

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