Tortorici (Me): la lettera di Lumia dopo il comizio, la risposta dei cittadini

Non si placa la polemica a Tortorici dopo la lettera aperta del senatore del Pd Giuseppe Lumia ai tortoriciani. Adesso arriva la risposta di un gruppo di oricensi. Di seguito il testo integrale della lettera aperta.

“Egregio senatore Lumia, per rispondere alla sua lettera di precisazione alla nota di “Prima Tortorici” teniamo a dirLe che a noi “Tortoriciani” onesti non dà fastidio il fatto che Lei faccia i nomi in piazza dei boss mafiosi se a questi , però, seguono i fatti attraverso pronte risposte, soprattutto politiche. Nessuno vuole “minimizzare o negare la presenza della mafia” a Tortorici, sui Nebrodi, in Sicilia, ecc. ma, come Lei ben capisce, si può dire tutto per non dire niente, soprattutto quando si generalizza o, come in questo caso, si parla di situazioni assodate e giudizialmente concluse circa 15 anni fa.

Agendo così si fa del male solo alla stragrande maggioranza di persone per bene che non hanno avuto alcun ruolo o colpa se non quella di essere “Tortoriciani” e che hanno pagato, pagano e continuano a sopportare il peso di un marchio infame affibbiato all’intera comunità, per la leggerezza nelle parole dette e la nomea congiunta al binomio Tortorici = Mafia, che a qualcuno ha fatto sicuramente molto comodo. In molti s’indignano, di questa parte buona di Tortorici (cosa che accade e accadrà sempre più spesso), ma nessuno degli attuali rappresentati politici ha la capacità di coglierne il disincanto più profondo. Si ricordi, Sen. Lumia, della polemica sollevata da Sciascia nell’articolo intitolato “I professionisti dell’antimafia” e in altri a seguire, in cui con estrema lucidità affermava che “Anche nel sistema democratico può avvenire che qualcuno tragga profitto personale dalla lotta alla delinquenza organizzata – Uomini pubblici che esibiscono a parole il loro impegno contro le cosche e trascurano i propri doveri amministrativi”.

In nome dell’antimafia si esercita una specie di terrorismo, perché chi dissente da certi metodi o da certe cose è subito accusato di essere un mafioso o un simpatizzante” (Intervista al Tg2 – secondo canale TV). E ancora: “Ieri c’erano vantaggi a fingere d’ignorare che la mafia esistesse; oggi ci sono vantaggi a proclamare che la mafia esiste e che bisogna combatterla con tutti i mezzi” (Il Messaggero); “il potere fondato sulla lotta alla mafia “è molto simile, tutto sommato, al potere mafioso e al potere fascista” (Il Giornale di Sicilia). Dalle cronache giudiziarie, il Suo partito sembra, a dir poco, “indifferente al problema”, rifiutandosi ostinatamente di promuovere una legge seria sulla candidabilità, di mollare i privilegi, di presentare alle elezioni uomini che a Lei forse non dispiacerebbe nominare, ma non può! Veda, è facile andare una tantum in questo o quell’altro paese con sirene spiegate e scorte a sciorinare nomi e poi scomparire per anni.

Questa volta, però, il fenomeno portato alla luce dall’attentato ad Antoci mostra caratteristiche differenti. Questa volta ci sono tutti gli elementi per risalire ai responsabili dei reati contestati ( bonifici bancari, certificati dei veterinari, pagati dallo Stato, certificati sottoscritti da medici convenzionati che ottengono voti , anche probabilmente per il Suo partito, attraverso prescrizioni “facili“ di malattia). Ci sono ancora tante responsabilità, nello stesso campo delle truffe comunitarie, su cui però non sono mai stati fatti apertamente i nomi (per esempio, per non andare fuori dai Nebrodi, a Capo d’Orlando personaggi di rilievo della rinomata cittadina turistica hanno fatto, già 30 anni addietro, e probabilmente continuano a fare, le stesse o peggiori truffe; ma Lei non li ha mai chiamati mafiosi , né ha sfoggiato nomi sui media o nelle piazze).

Ma non vogliamo cadere nel suo stesso errore di parlare di tutto genericamente per non dire niente; al contrario, vogliamo avanzare di seguito due proposte: – La prima, è quella di inserire un breve articolo nel testo normativo che regola la contribuzione pubblica: “Sui terreni appartenenti ad enti pubblici (demaniali, forestali, comunali…) i privati non possono richiedere finanziamenti o contributi” (Solo chi, allevatore o agricoltore, avrà intenzioni di sfruttare i terreni legalmente, sarà indotto a fare richiesta di concessione; e l’agevolazione, allo stato attuale, è comunque garantita dal canone bassissimo sino ad oggi applicato).

 La seconda, in tema di conseguenze di reato, è quella di prevedere l’incandidabilità perpetua nei confronti di chiunque abbia commesso reati contro la Pubblica Amministrazione (estendendo tale conseguenza anche i reati di lottizzazione abusiva , scambio di voti, connivenze con criminalità organizzate, truffe ai danni dello stato…). All’incandidabilità segue il licenziamento immediato se i reati sono commessi da impiegati pubblici e dall’interdizione perpetua dalle Pubbliche Amministrazioni se commessi da soggetti comuni. I soggetti privati e/o i rappresentanti di Enti, Associazioni, Fondazioni convenzionati con le Pubbliche Amministrazioni o che percepiscono contributi pubblici, non possono candidarsi nei Comuni o circoscrizioni in cui lavorano o operano.

Quando Lei Senatore accusa genericamente di: “ricorrere a considerazioni tanto facili quanto pericolose del tipo “servono fatti e non parole” oppure “l’unica cosa necessaria è il lavoro” e via di questo passo” pensa, SBAGLIANDOSI, che anche le persone oneste vogliano negare o minimizzare la presenza mafiosa; invece dimostra solamente di non comprendere realmente la gravità di questo fenomeno, ma soprattutto di non stare dalla parte dei cittadini onesti che ogni giorno, di fronte ad un paese che muore, subiscono e lottano le angheria di alcuni rappresentanti dello Stato e dei mafiosi, chiedendo legittimamente e civilmente atti legislativi e politici diretti a contrastare, ma soprattutto eliminare l’illegalità mafiosa e non. “…Insomma, con alcune personalità si ha il paradosso di una “antimafia” come “strumento del potere”. Qualcosa di simile può succedere anche oggi: chi rimprovererà un sindaco che si “occupi” di mafia magari trascurando di amministrare la sua città? Autocitazioni, da servire a coloro che hanno corta memoria o/e lunga malafede e che appartengono prevalentemente a quella specie (molto diffusa in Italia) di persone dedite all’eroismo che non costa nulla e che i milanesi dopo le Cinque giornate, denominarono “eroi della sesta”. (Sciascia – CORRIERE DELLA SERA, 10 gennaio 1987).

Veda, senatore Lumia, se Lei si ritiene una persona per bene, è inutile combattere contro noi cittadini per bene: rispondere a delle legittime domande non è solo cortesia, ma un obbligo derivante dalla carica che Lei riveste. E’ una sorta di risarcimento morale e considerazione da parte dello Stato per quei cittadini, che nonostante tutto, non hanno scelto la strada – sicuramente più facile – di andarsene via da Tortorici o di abbandonare la strada della giustizia. Si dice che non abbiate voluto incontrare i giovani oricensi: per ben tre volte nella stessa giornata, insieme al Presidente Crocetta, avete declinato l’incontro; non è un bell’esempio, come non lo è, se risultasse vero, l’aver partecipato (il Presidente Crocetta) alla cena di conclusione serata con commensali che hanno direttamente o indirettamente riempito faldoni giudiziari della “MAFIA TORTORICIANA” dei noti anni 90.

Un grave errore non ascoltare i cittadini, ancora più grave non ascoltare i giovani… soleva ripetere Paolo Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. “Da questo stato d’animo sorse, improvvisa, la collera. Il capitano sentì l’angustia in cui la legge lo costringeva a muoversi; come i suoi sottufficiali vagheggiò un eccezionale potere, una eccezionale libertà di azione: e sempre questo vagheggiamento aveva condannato nei suoi marescialli. Una eccezionale sospensione delle garanzie costituzionali, in Sicilia e per qualche mese: e il male sarebbe stato estirpato per sempre. Ma gli vennero alla memoria le repressioni di Mori, il fascismo: e ritrovò la misura delle proprie idee, dei propri sentimenti… Qui bisognerebbe sorprendere la gente nel covo dell’inadempienza fiscale, come in America. Ma non soltanto le persone come Mariano Arena; e non soltanto qui in Sicilia. Bisognerebbe, di colpo, piombare sulle banche: mettere mani esperte nelle contabilità, generalmente a doppio fondo, delle grandi e delle piccole aziende; revisionare i catasti. E tutte quelle volpi, vecchie e nuove, che stanno a sprecare il loro fiuto […] sarebbe meglio si mettessero ad annusare intorno alle ville, le automobili fuoriserie, le mogli, le amanti di certi funzionari: e confrontare quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne il giusto senso.” (Il giorno della civetta, Einaudi, Torino, 1961) Infine chiudiamo rispondendo alla Sua legittima domanda e facendo la stessa legittima domanda a Lei “nessuno si può sottrarre al compito di dare il proprio contributo per liberare il territorio dalla mafia” Noi Tortoriciani onesti siamo dalla parte dello Stato; Lei e il Suo partito da che parte state?

 I tantissimi Cittadini per bene di Tortorici

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