Motta Sant’Anastasia (Ct): La storia di Elvira Sciacca in un libro

Sabato 7 maggio alle 17.00 il castello normanno di Motta Sant’Anastasia, nel catanese, ospiterà la presentazione del libro “Bengasi 1929. Elvira: “il mio cuore libico”, tratto da una storia vera” di Sara Giussani. Nelle pagine la storia di Elvira Sciacca, originaria di Bengasi e sposata con un marchigiano Conosciuto a Motta Sant’Anastastia.

La donna, rientrata dalla Libia su un aereo militare come profuga di guerra nel 1941 insieme alla sua famiglia composta da otto persone, è approdata all’aeroporto militare della regia aviazione di Castelvetrano in provincia di Trapani. In Italia conosce il marito e costruisce una famiglia. Fra le mura domestiche la signora Elvira ha sempre raccontato la sua storia e la sua nostalgia di casa,della Sua terra la voglia di rivedere la Libia almeno un’altra volta soltanto nella sua vita.

E così il secondogenito, Sergio Porcarelli è entrato in contatto con Sara Giussani tramite un annuncio on line e le ha chiesto di scrivere un libro sulla storia della madre perché più persone possibili ne venissero a conoscenza.

Alla presentazione del volume, il 7 maggio, curata dalla Dottoressa  Maria Francesca Libera Schillirò, prenderanno parte la Signora Elvira Sciacca , protagonista del libro e il figlio Sergio Porcarelli, autore del progetto. Prevista anche la partecipazione del sindaco Anastasio Carrà e dell’assessore alla Cultura Tommaso Distefano.

Il marito di Elvira Sciacca ha lavorato in una piccola officina di trattori con un socio, anche lui umbro, sceso in Sicilia per lavoro. La coppia ha avuto due figli: Giorgio, colpito da ischemia a soli 51 anni e Sergio che ha preso a cuore la storia della madre tanto da farla diventare un libro.

Elvira Sciacca aveva scritto all’epoca una lettera al presidente della Repubblica per ottenere la possibilità di andare a Bengasi almeno una volta nella vita, ma non ha mai ricevuto risposta.

Nel 2009 Sergio Porcarelli dopo la nascita dell’unica figlia a cui è stato dato il nome di Elvira come la nonna, dopo aver perso il lavoro ha iniziato una ricerca di informazioni e leggi che riguardavano i profughi di Bengasi (prima ondata dal 1941 al 1943 e la seconda dal 1969 al 1970 nell’epoca di Gheddafi).

“Il primo passo è stato – dichiara Sergio Porcarelli – far riconoscere a mia madre lo status di profugo. Per me era importante trattare di queste tematiche che si ripetono a distanza di anni. In più per me ha importanza soggettiva in quanto mia madre stessa ha vissuto la fame, lo sfollamento della guerra, il percorso da nomade”. Mentre il lavoro di ricerca continua, la famiglia Sciacca-Porcarelli viene colpita dall’ischemia di Giorgio a soli 51 anni, un’ischemia colpisce anche la signora Elvira, mentre il padre muore di infarto dopo aver compiuto 80 anni di età e aver festeggiato i 50 anni di matrimonio. Il cammino per la realizzazione del libro è tortuoso, ma Sergio Porcarelli continua ad andare avanti fino ad oggi e alla presentazione del libro, nonostante imprevisti e scarsissime risorse.

Sergio Porcarelli  concorda  i primi 50 libri da una casa editrice che, ironia della sorte, è marchigiana, appena arrivano omaggia immediatamente in primis alla fondazione Enrico Castellini di Roma e a tutte  le massime cariche dello stato centrale e periferici territoriali compreso il comune in cui risiedono  invia il libro al Prefetto di Catania che gli risponde così: “Ho ricevuto l’interessante libro sula vita della Sua mamma a tratti difficile, ma piena di speranza e dove le vicende personali si intrecciano in modo inestricabile ad un periodo storico che tanto ha segnato il nostro Paese. Desidero quindi ringraziarLa per la gentile attenzione”.

Il libro è stato donato dalla famiglia anche alla Camera dei Deputati che ha risposto: “l’opera di sicura utilità per la nostra utenza parlamentare ed esterna e sarà inserita nel catalogo della biblioteca e messa a disposizione del pubblico”. Un riconoscimento dopo l’altro dunque che non può che rendere orgogliosi i protagonisti di questa particolare quanto bella vicenda.

Maria Chiara Ferraù

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