Augusta (Sr): il castello abbandonato, Crocetta e Lombardo indagati

Ci sono anche l’attuale presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta e l’ex governatore dell’isola, Raffaele Lombardo, fra gli indagati per la mancata manutenzione e lo stato di abbandono del castello svevo di Augusta (Sr), sequestrato dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale su disposizione del gip Michele Consiglio.

Insieme a Crocetta e Lombardo risultano indagati i dirigenti regionali Gaetano Pennino, Rino Gigliola, Sergio Gelardi e Gesualdo Campo per omissione d’atti d’ufficio, danneggiamento del patrimonio archeologico storico e artistico e per omissione di lavori in edifici che minacciano rovina.

Secondo la procura di Siracusa l’inerzia è durata nel tempo e per questo fra gli indagati risulta anche l’ex presidente della Regione, il catanese Raffaele Lombardo. L’indagine è stata avviata dopo la denuncia dell’associazione Italia nostra che aveva segnalato gravi danni strutturali al castello “dovuti esclusivamente alla mancata manutenzione e all’abbandono del monumento da parte della Regione siciliana”.

Gli specialisti della sovrintendenza avrebbero più volte evidenziato che le lesioni esterne dell’immobile “sono dovute all’omissione dei lavori necessari che costituiscono la causa del deterioramento”. Una denuncia accertata dai carabinieri a cui erano state affidate le indagini. Al termine delle indagini, la procura sottolinea come i mancati interventi abbiano creato un grave rischio per l’incolumità pubblica.

Il castello Svevo di Augusta è stato affidato dal Gip alla custodia giudiziaria del sovrintendente ai beni culturali di Siracusa, Rosalba Panvini.

Dal canto suo il presidente della Regione Crocetta si dichiara estraneo a tutta la vicenda. “Se il procuratore di Siracusa mi avesse chiamato – dichiara all’Ansa – gli avrei consegnato le carte che dimostrano come il mio gabinetto il 7 luglio del 2014 abbia trasmesso all’assessorato regionale ai beni  culturali la pratica subito dopo aver ricevuto la segnalazione dal ministero dei beni culturali”.

Maria Chiara Ferraù

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