Norman Atlantic, un anno dopo. Nessuna speranza per Mancuso

Le speranze sono ormai svanite. Di Giuseppe Mancuso, il camionista di Rocca di Caprileone (Messina) disperso nell’incendio sul traghetto Norman Atlantic a poche miglia dalle coste albanesi, non si hanno più notizie. Ad un anno esatto dalla tragedia vicino alle coste dell’Albania che provocò 11 morti e 18 dispersi, non è stato ancora recuperato il corpo del camionista siciliano che stava rientrando in Italia.

La famiglia aveva sperato quando si era parlato della sua presenza fra un gruppo di naufraghi raccolti da una nave greca. Ma l’illusione è durata poco. Da allora il silenzio è stato assoluto.

Giuseppe Mancuso si trovava a bordo del traghetto con il suo camion e quella tragica mattina aveva telefonato al figlio Calogero avvertendolo che era scoppiato un incendio sulla Norman Atlantic e che lui si trovava su una scialuppa di salvataggio. Un altro collega aveva confermato di averlo visto sull’imbarcazione, ma di Mancuso si sono perse le tracce.

Sull’episodio ha iniziato le indagini la Procura di Bari per vagliare le posizioni del capitano, dell’addetto al carico, dell’armatore, dei due responsabili legali della Anek Lines che aveva noleggiato la nave e 7 membri dell’equipaggio. Si è parlato tanto della tragedia del Norman Atlantic e delle tante anomalie, dai camion posizionati forse in modo errato, alle manichette antincendio da cui usciva fumo e non acqua, per non parlare di clandestini che si pensa fossero imbarcati, ma di cui non si conosce l’identità e la provenienza.

Lo scorso ottobre i periti incaricati dal Gip di Bari nell’ambito dell’incidente probatorio hanno recuperato le tracce audio della scatola nera che prima erano state considerate illegibili e stanno emergendo ulteriori elementi utili agli inquirenti. Ancora non si hanno dei colpevoli, i dubbi non sono stati sciolti del tutto e l’unica certezza è che Giuseppe Mancuso, 57 anni all’epoca della tragedia, non è più tornato a casa.

Maria Chiara Ferraù