Agrigento: sostegni economici a chi si ribella al pizzo

Il consigliere comunale di Agrigento del movimento cinque stelle, Marcello La Scala, ha proposto una delibera che prevede sostegni economici ed altre misure agli imprenditori che si ribellano al pizzo.

Gli esercenti di attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o ai liberi professionisti che subiscono un danno ai propri beni, alla propria attività dal racket mafioso per costringerli ad aderire a richieste estorsive o usuraie, se si ribelleranno potranno ottenere un contributo annuo per cinque anni dal momento della richiesta e fino a disponibilità del capitolo di bilancio, corrispondente a quanto dovuto a titolo di pagamento di tutte le imposte, tasse e tariffe comunali. Oppure, in aggiunta, concordare con il comune un piano di rientro con la rateizzazione sino ad un massimo di 5 anni per tributi e tariffe pregresse.

Inoltre, verranno erogate ulteriori misure di sostegno alle medesime imprese e agli stessi professionisti denuncianti fenomeni di racket nella direzione di “meccanismi premiali” in tema di appalti, valutando la possibilità di estendere l’ambito di intervento a favore di imprese ed aziende geneticamente mafiose ma che, in seguito, mediante provvedimenti di sequestro emesso dall’autorità giudiziaria, dovessero imboccare un percorso di definitivo affrancamento dal gruppo mafioso che le ha generate.

Entrerebbero in un circuito preferenziale di partecipazione agli affidamenti di beni e servizi e di lavori in economia. “E’ primario interesse pubblico sostenere i comportamenti di ribellione all’imposizione delle organizzazioni criminali – dichiara La Scala – le misure di sostegno ai denuncianti i fenomeni estorsivi, non solo non costituiscono un’indebita premialità, ma fungono da elemento che agevola il ripristino di forme essenziali di reale libertà e concorrenzialità del mercato, forme violate dalla attività estorsiva e da quella di illecita concorrenza mafiosa che incidono, compromettendoli, sui valori della libertà personale e della libera attività di impresa limitando la potenzialità economica dell’azienda vittima dei reati e potendo determinare, addirittura, le condizioni della sua crisi e della sua estromissione dal mercato”.

Maria Chiara Ferraù

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