Catania: colpo alla famiglia Mazzei, 30 arresti

Rapine, spaccio di droga, estorsioni e armi, con l’aggravante dell’utilizzo della modalità mafiosa. Sono queste le accuse di cui dovranno rispondere le trenta persone arrestate dalla polizia di Catania, su delega della Procura Distrettuale Antimafia etnea, nell’ambito dell’operazione denominata “Enigma”.

Gli arrestati fanno parte della cosca Mazzei- Carcagnusi. Si tratta della famiglia mafiosa inserita in Cosa nostra e legata a quella palermitana il cui capo Santo Mazzei, detenuto al regime del 41 bis, era diventato un uomo d’onore su decisione del boss Leoluca Bagarella.

Tra gli arrestati l’attuale reggente della cosca, Sebastiano Mazzei, detto “Nucciu ‘u carcagnusu”, figlio di Santo Mazzei, latitante dallo scorso 10 aprile quando venne arrestato in una villetta di ragalna, nel catanese.

Nel corso delle indagini sono stati arrestati in flagranza di reato alcuni affiliati mentre ritiravano il pizzo in attività commerciali e sono state sequestrate armi e droga. Fra i destinatari del provvedimento anche imprenditori e commercianti che dovranno rispondere del reato di concorso in estorsione attuate con modalità mafiose.

In particolare, le manette sono scattate ai polsi di Guido Acciarito, 35 anni, pregiudicato, già ai domiciliari per altro reato; Giuseppe Avellino, 51 anni, anche lui già ai domiciliari; Gaetano Bellia, 33 anni; Alfio Cavallaro, 45 anni; Paolo Cosentino, 52 anni; Salvatore Cosentino, 47 anni, detto “sasizza”; Andrea Diego Cutulia, 28 anni; i due ominimi Giuseppe D’Agostino, di 41 e 34 anni, entrambi in carcere per altra causa; Carmelo Di Mauro, 29 anni, detto “Melo u ciociu”; Concetto Ganci, 39 anni, Costantino Grasso, detto “Nuccio”, 44 anni; Domenico Antonino Grasso, 41 anni, già in carcere; Alfio Grazioso, 33 anni, già ai domiciliari; Alessandro Malerba, 37 anni, già in carcere come Roberto Malerba, 41 anni; Sebastiano Mazzei, detto “Nuccio ‘u carcagnusu”, 43 anni; Giovanni Miuccio, 63 anni; Giovanni Papa, 34 anni; Francesco Renda, 41 anni, già in carcere.

Arresti domiciliari per: Giuseppe Chinnici, 33 anni; Antonino D’Amico, 45 anni; Daniele Di Mauro, 33 anni; Antonino Giuffrida, 37 anni; Mario Salvatore Giuffrida, 40 anni, detto “Massimo”; Serafino Panassidi, 50 anni, Emanuele Pavone, 49 anni; Mirko Antonino Santonocito, 29 anni e Gaetano Sciacca, 40 anni.

Un’operazione importante, questa, perché tra i soggetti del provvedimento ci sono i vertici della cosca Sebastiano Mazzei e Costantino Grasso, quest’ultimo responsabile della squadra di Lineri, frazione di Misterbianco. Nel corso delle indagini è venuta alla luce una prassi estorsiva nota da tempo agli inquirenti divenuta il principale strumento di guadagno illecito del gruppo criminale, soppiantando la tradizionale estorsione ai piccoli commercianti. Si tratta del recupero credito in favore di imprenditori e commercianti che vantano crediti di decine di migliaia di euro che non riescono ad ottenere adendo alle vie legali.

Così alcuni imprenditori si rivolgono all’organizzazione mafiosa per ottenere ciò che gli spetterebbe. Il mafioso diventa il mediatore tra il creditore e il debitore e confida che il debitore, essendo in torto, non denunci l’episodio alle forze dell’ordine. Il creditore deve cedere una considerevole parte del credito al gruppo mafioso, ma decide comunque di rivolgersi a loro per evitare i tempi della giustizia che durano diversi anni e non danno garanzia del reale pagamento del credito, nemmeno con sentenza favorevole.

L’operazione ha avuto inizio a partire dalla fine del 2012 quando agenti della squadra mobile, nel corso di una perquisizione nell’abitazione di Costantino Grasso, hanno trovato block notes e una sorta di libro mastro con entrate e uscite segnate, evidenziando la tipica movimentazione economica riguardante somme estorte a commercianti e gli “stipendi” consegnati ai familiari dei detenuti e le voci della compravendita di droga.

Nel corso delle indagini sono stati arrestati in flagranza di reato alcuni affiliati mentre ritiravano il pizzo presso due attività commerciali e si è proceduto al sequestro di 8 kg di marijuana e di un fucile a canne mozze, sequestrati il 30 aprile del 2013 all’interno di una buttega nella disponibilità di Alfio Grazioso.

Uno dei destinatari della misura cautelare si trova attualmente all’estero ed è irreperibile.

Maria Chiara Ferraù

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