Castell’Umberto (Me): operazione “Copil”, 3 ai domiciliari

Arresti domiciliari per tre persone e obbligo di dimora nel comune di residenza per altre sette. Le ordinanze emesse dal gip di Messina sono state eseguite dai carabinieri del comando provinciale di Messina tra la città dello Stretto e CAstell’Umberto nell’ambito dell’operazione Copil che lo scorso 24 febbraio ha portato al fermo di 8 persone per la compravendita di un bambino.

Le indagini, dirette dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (Pubblici Ministeri Maria Esmeralda Pellegrino e Liliana Todaro) e condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Messina, hanno svelato come i coniugi Calogero e Lorella Maria Conti Nibali, per appagare il loro desiderio di genitorialità, dopo la nascita di una figlia affetta da gravi disabilità ed una serie di aborti, sin dal 2008 si fossero rivolti a più soggetti senza scrupoli, che – in cambio di cospicui esborsi di denaro contante – avrebbero dovuto reperire e consegnare loro un bambino maschio, al quale sarebbero state attribuite le generalità di Carmelo Luca Conti Nibali, un fantomatico figlio maschio del quale nel gennaio del 2008, la donna, con la complicità di Bianca Capillo, aveva fatto figurare la nascita, in realtà inesistente, mediante false certificazioni e false dichiarazioni all’ufficiale dello stato civile del comune di Castell’Umberto.

Nel mese di novembre dello scorso anno, i Carabinieri del Nucleo Investigativo, indagando sul conto di Maurizio Lucà, in quel periodo sottoposto alla semi libertà, scoprirono che Bianca Capillo, attraverso Pietro Sparacino, si era rivolta a Lucà e a Sebastiano Russo che, con la complicità di Ugo Ciampi, avevano reperito un minore italiano che, insieme alla madre e di fronte ad un anticipo di 30 mila euro si era trasferito nel centro nebroideo presso l’abitazione dei Conti Nibali.

Dopo qualche giorno, tuttavia, la madre del bambino, probabilmente in preda al rimorso, aveva deciso di allontanarsi col figlio da Castell’Umebrto e rientrare a Messina, proprio mentre gli aspiranti genitori si erano recati in Svizzera, dove hanno la residenza, per prelevare il denaro contante necessario a concludere la transazione. Rientrati nel paese natio hanno consegnato il denaro alla madre del bambino e a Sebastiano Russo, rivolgendosi al cognato Vincenzo Nibali che li ha messi in contatto con il pregiudicato Aldo Galati Rando, già condannato per associazione mafiosa, che in alcune trasferte a Messina aveva incontrato la Capillo e Lucà per perorare la causa dei coniugi e pretendere che le stesse persone che avevano “procurato” il bambino, rintracciarono la madre e Sebastiano Russo e li costringessero a restituire il denaro ricevuto come anticipo.

È a questo punto che Silvana Genovese e Placido Villari, con modalità mafiose, costringono Capillo e Sparacino a rilevale loro informazioni e notizie che utilizzano per cercare di rintracciare la madre del bambino e Sebastiano Russo.

A complicare la situazione, contribuiva l’improvvida iniziativa dei coniugi Conti Nibali che, nei giorni in cui il bambino aveva soggiornato a Castell’Umberto, avevano ottenuto il rilascio dal comune di Castell’Umberto di una carta di identità riportante l’effigie del minore che stavano per acquistare e le generalità del fantomatico figlio, Carmelo Luca.

Per tentare di risolvere questa situazione, che con il passare dei giorni si andava complicando sempre di più, i coniugi hanno persino pensato di simulare la morte per malattia del mai esistito Carmelo Luca, il funerale e la conseguente cremazione. Per tradurre in pratica tale squallido disegno, si sono rivolti nuovamente a Bianca Capillo che, a fronte di un ulteriore esborso di denaro, millantando la conoscenza di alcuni medici compiacenti, avrebbe dovuto procurare le certificazioni mediche necessarie ad attestare il decesso per malattia del fantomatico bambino ed avrebbe dovuto provvedere alla messa in scena del funerale, con tanto di funzione religiosa, corteo funebre e cremazione della salma.

Nonostante a questi propositi corrispondessero anche atti concreti, la speranza di poter avere un figlio maschio non abbandonava i coniugi che contemporaneamente all’organizzazione del finto funerale, hanno consegnato a Franco Galati Rando 30.000 euro incaricandolo di reperire in Romania un nuovo bambino. Quest’ultimo, sfruttando i suoi contatti in quel paese e la miseria di una numerosa ed indigente famiglia romena, è riuscito a procurarsi un bambino convincendo i familiari a venderlo e corrompendo alcuni funzionari romeni per il rilascio di documenti che avrebbero permesso al minore di attraversare le frontiere.

A questo punto gli inquirenti hanno deciso di intervenire per evitare che il romeno venisse consegnato ai Conti Nibali che avevano poi pianificato di fare rientro immediatamente in Svizzera, anche per evitare che alcuni dei parenti si accorgessero delle evidenti differenze somatiche fra il primo bambino, quello messinese con la fotografia sulla carta d’identità e il nuovo bambino romeno.

La sera del 24 febbraio scorso i carabinieri hanno fermato il gruppo che stava cercando di effettuare la compravendita del bambino. Il minore è stato accompagnato in una struttura protetta e tutti sono stati fermati con l’accusa di compravendita di minore, riduzione in schiavtù del bambino che era stato mercificato alla stessa stregua di un oggetto.

In particolare, è emersa l’esistenza di un disegno criminale molto articolato, ben strutturato nato nel 2008 con una serie di false attestazioni e certificazioni, tutte tese a far figurare una nascita inesistente nei registri dello stato civile del comune di Castell’Umberto, e sviluppatosi negli anni a seguire con una serie ininterrotta di tentativi di compravendita di bambini, per i quali i coniugi avrebbero complessivamente speso oltre 150.000 euro.

Le investigazioni hanno messo in luce l’estrema propensione dei soggetti coinvolti a commettere reati di qualsiasi tipo pur di ottenere lo scopo illecito prefissato e di accaparrarsi il denaro che i coniugi erano disposti a pagare.

Di fronte alle difficoltà rappresentate, ad esempio, dal ripensamento della madre che si era ripresa il figlio ed aveva fatto perdere le proprie tracce, gli indagati non hanno esitato a rivolgersi a persone che sapevano essere contigui alla criminalità organizzata locale, le quali, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza all’associazione mafiosa ed evocando rapporti con noti pregiudicati, hanno costretto, forse sotto la minaccia di armi, Capillo e Sparacino a rivelare le informazioni necessarie a rintracciare la donna.

Allarmante, inoltre, è apparsa la spregiudicata capacità criminale a vario titolo dimostrata dagli indagati nell’indurre in errore l’Ufficiale di Stato Civile del comune di Castell’Umberto, fornendo false indicazioni sull’identità personale del minore messinese del quale stavano concludendo l’acquisto, ottenendo in tal modo una carta di identità nella quale le generalità del figlio mai nato figurano abbinate alla fotografia del minore oggetto della compravendita; nl reperire a nome dell’inesistente Conti Nibali Carmelo Luca la falsa documentazione sanitaria utilizzata per giustificare alle Autorità elvetiche, la sua mancata presentazione alle frequenza delle scuole dell’obbligo; nell’invocare la protezione e l’appoggio di elementi appartenenti alla criminalità mafiosa nebroidea e messinese; nel millantare credito nei confronti di medici in servizio presso strutture ospedaliere di Messina e Catania per assicurare ai coniugi Conti Nibali il rilascio in tempi brevi della certificazione medica necessaria ad attestare l’avvenuto decesso del minore che in realtà non era mai neanche nato.

 

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