Catania: operazione “Febbre da cavallo”, i particolari

Diciannove persone sono state arrestate questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Catania nell’ambito dell’operazione denominata Febbre da cavallo che ha portato alla luce un giro di racket ed estorsioni di auto.

Le indagini erano state avviate a gennaio del 2013 e si erano concluse ad agosto dello scorso anno. Hanno permesso di disarticolare una banda specializzata in furti e ricettazione di veicoli oltre che di vere e proprie estorsioni con la cosiddetta formula del cavallo di ritorno, da qui il nome dell’operazione.

Solo nel 2012 sono state formalizzate circa 1200 denunce di furto d’auto con un paritario o quasi numero di rinvenimenti, tutti legati alla “casualità” delle stesse da parte dei proprietari che avevano subito il furto. Le indagini hanno permesso di documentare come gli appartenenti al gruppo chiedessero somme dai 150 ai 1.200 euro per la restituzione dei veicoli rubati.

Le manette sono scattate ai polsi di Salvatore D’Angelo, detto Schumacher, 43anni; Rosario Fallo, detto “Paperino”, 25 anni, entrambi già detenuti nel carcere di Catania piazza Lanza; Vittorio Benito Fiorenza, alias “U pisci”, 35 anni, già detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo; David Giarrusso, “Alla Alla”, 38 anni, nel carcere di piazza Armerina, Salvatore Gurrieri, detto “U puffu”, 43 anni, già nel carcere di San Gimignano; Raffaele Gianluca Magliuolo, 30 anni, inteso “Machinedda”, rinchiuso nel carcere di Catania; Michael Giuseppe Magliuolo, 23 anni, anche lui già detenuto nel carcere di Catania; Antonio Marino, “U babbaleccu”, 25 anni, ristretto ai domiciliari; Dario Masotta,, 32 anni, detto “Faccia di plastica”, rinchiuso nel carcere di Catania piazza Lanza; Giuseppe Monaco, 48 anni, ristretto ai domiciliari; Giuseppe Monaco, 48 anni, anche lui ai domiciliari; Danilo Musumeci, detto Mozzarella, 24 anni, rinchiuso nel carcere di Catania; Sebastiano Naceto, detto “Nello”, già detenuto nel carcere di Gela, 49 anni; Massimiliano Nicotra, 38 anni, già detenuto a San Cataldo; Filippo Ivan Raineri, 22 anni, ristretto ai domiciliari; Angelo Jonathan Recca, alias Cicciobello, 27 anni, già  nel carcere di Catania piazza Lanza; Antonino Santonocito, detto Nino trippa, 48 anni, già nel carcere di Catania; Salvatore Siringo, 35 anni, ristretto ai domiciliari; Alfio Spina, 48 anni e Orazio Tenente, 21 anni, entrambi ristretti agli arresti domiciliari.

L’indagine, condotta con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, è stata condotta nel quartiere popolare Balatelle, zona San Giovanni Galermo. Una vera roccaforte, circondata e protetta da palazzi popolari, accessibili solo dall’ingresso principale. In questo modo il gruppo riusciva a controllare tutti i movimenti delle forze dell’ordine e a mettersi al riparo da sgradite e impreviste sorprese. Le vittime andavano alla ricerca del “contatto giusto” sotto i portici delle palazzine o in prossimità di un panificio dove avevano la possibilità di avvicinare l’intermediario del gruppo.

L’intermediario, perfettamente inserito nel sodalizio criminale ,agiva in sinergia con le squadre operative che eseguivano i furti d’auto. Era conosciuto da tutti nel quartiere e non appena veniva avvicinato dal cittadino, si metteva in contatto con l’organizzazione per verificare chi avesse operato e chi detenesse l’auto rubata. Ricevute le conferme organizzava la restituzione dell’automobile che veniva consegnata al proprietario dopo la consegna della somma di denaro stabilita.

Per dare una parvenza di “ritrovamento casuale”, le auto venivano lasciate vicino al luogo del furto affinchè all’atto di denuncia di ritrovamento, il cittadino potesse far credere alle forze di Polizia che si era trattato di un furto dal carattere estemporaneo. Qualora il contatto estorsivo con il proprietario del mezzo rubato non aveva successo, l’organizzazione vendeva le macchine garantendosi un profitto derivato dalla vendita dei pezzi di ricambio.

Gli indagati potevano anche contare su altri personaggi, con ruoli non certamente marginali come l’elettrauto che controllava e bonificava le auto possedute dagli indagati per scongiurare qualsiasi intercettazione o anche altri soggetti che provvedevano a fornire mezzi a noleggio da utilizzare durante le attività criminose.

I carabinieri hanno così disarticolato un sodalizio criminale che controllava e gestiva il traffico degli autoveicoli rubati nel comune di Gravina di Catania, quartiere Fasano e San Paolo e nei comuni dell’hinterland di Mascalucia, San Pietro Clarenza, Tremestieri (frazione CAnalicchio), Misterbianco (frazione Belsito). Sono stati documentati e riscontrati ben 37 episodi estorsivi e le vittime già sentite in relazione al furto subito hanno ammesso di aver pagato la somma di denaro richiesta per avere indietro l’auto rubata.

Denunciate a piede libero altre 17 persone per gli stessi reati, nonché 9 vittime di furto per favoreggiamento personale perché avevano negato di aver pagato per la restituzione dell’automobile. Tra gli indagati a piede libero ci sono anche alcuni soggetti legati ad organizzazioni mafiose catanesi.

Maria Chiara Ferraù

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