Milazzo (Me): Feydeau a teatro, uno stile e un genere inconfondibili

Spettacolo interessante quello svoltosi ieri sera domenica 11 gennaio sul palcoscenico del Teatro “Trifiletti” di Milazzo. “Sarto per Signora” di Feydeau è la piece presentata dalla compagnia teatrale “Prima Fila” ed inserita nel cartellone della rassegna teatrale “QuiNteatro”, organizzata da “Le Alte Terre di Mezzo”, l’associazione operante nell’ambito della salvaguardia e valorizzazione del territorio. Lo spettacolo ha ottenuto il plauso del pubblico per ben due volte: alle 18,30, primo appuntamento della serata, che ha registrato il tutto esaurito, e alle 21,00, con un teatro non pieno, ma animato abbastanza persarto per signora 3 trasmettere agli attori la giusta energia per una replica di tutto rispetto. La regia di Francesco Vadalà è stata riadattata dallo stesso seguendo lo stile del vaudeville francese, un genere di teatro comico, il cui termine risale al 1300 quando in Francia si diffuse la pratica popolare d’intrattenere il pubblico tramite una particolare forma di satira. Voix de ville (voci della città) era infatti a quell’epoca la frase utilizzata per identificare gli spettacoli interpretati dai cantastorie ed il cui contenuto era parodico, licenzioso e piccante. Genere unico quindi e irresistibile “ricostruito” dal Vadalà per il teatro siciliano, mentre gli interpreti, per la maggior parte donne, hanno provato la difficoltà di far coincidere pensiero, parola, gesto e azione nello spazio scenico, elementi, che in sarto per signora 2Feydeau non sono di facile gestione. Scambi d’identità, sotterfugi, equivoci, amori segreti sono gli elementi base per questo divertente vaudeville. La commedia è ambientata a Parigi e narra del dottor Molineaux, fresco di matrimonio, ma dai dubbi comportamenti coniugali. Il protagonista, avendo un animo libertino, tradisce la moglie con un’avvenente signora, e, per poter incontrare la sua amante senza destare alcun sospetto, si finge sarto, creando così una serie di simpatiche ed esilaranti gag, che hanno coinvolto tutti i protagonisti dell’opera. I personaggi si sono destreggiati tra le incomprensioni, casuali e volute, secondo lo schema geometrico tipico di Feydeau, in cui le uscite e le entrate, gli incontri impossibili, le false scoperte, i rimandi e le coincidenze, disegnano figure impeccabili. Ambientata nel periodo della Belle Epoque, dove al centro vi sono lo sfoggio e l’ostentazione, la trama narra il classico triangolo adulterino: lui, lei, l’altro o l’altra, ma soprattutto, quello, che non manca mai, è la concentrazione di tutti i personaggi in un solo luogo, dove si incontrano tutti coloro che non si sarebbero mai dovuti incontrare: mariti, mogli, amanti, amanti dei mariti, amanti delle mogli. Si tratta d’una trama quanto mai attuale, poiché lo stesso Feydeau non vede i suoi vaudevilles come elementi di un’epoca passata, ma caratteristiche di un modus vivendi perenne: l’uomo, anche senza volerlo, si ritrova a vivere in un paradosso fatto di valori, principi e negazione degli stessi, entrambi aspetti di un’unica verità sfociante in un’assurda comicità dove i personaggi si sono dati a paradossi,sarto per signora equivoci e i deliri. Calcolato e impegnato il ruolo di Domenico Panarello, mentre Nino Mazzù, il medico protagonista della piece è riuscito a tenere il palcoscenico per ben due ore di spettacolo con un testo non facile. Claudia Gemelli, moglie del medico è stata con garbo recitativo al centro d’un intrigo amoroso, ignara dei tradimenti del marito e gestita in tutto dalla terrificante madre Francesca Marcaione, sempre col mento all’insù per la stizza di suocera ficcanaso. Come al solito un Giuseppe Pollicina serio e attento, che ha rivestito tre panni: quello di presentatore della serata, nonché di direttore artistico della rassegna ed attore nella commedia. È superfluo sottolineare la sua sublime interpretazione così come si sentiva la sua presenza sul palcoscenico, la forte verve teatrale ed un impatto emotivo in grado di suscitare fra gli spettatori interesse e ilarità; anche le sue battute, sapientemente mosse dal ritmo frenetico della commedia, non hanno ceduto il passo alla difficoltà. Nel ruolo dell’amante del medico anche la debuttante Luisa Picciolo, soddisfacente nella recitazione accanto ad attori professionisti e comoda nei panni di ballerina soubrette. Poi un Gianni Di Giacomo altero ed elegante, perfettamente calato nei panni e in grado la dinamicità del suo personaggio. Frizzante Paola Gemelli, in gamba Domenica Gitto e Monica Bonanno. Regista assistente dello spettacolo è stato lo stesso Giuseppe Pollicina, mentre assistente alla regia Domenico Panarello. Alla consulenza musicale è stata Livia Pareto e alle luci Piergiorgio Amalfi. I costumi e le scene sono stati ideati da Anna Parisi e realizzati da Rosario Calipò e Federica Soldino. Claudio Galeano è stato macchinista di scena, Pio Maria assistente alla consolle. Tutte le foto della serata sono state scattate da Piero Calderone ed Ercole Campanella.

 

Rodrigo Foti

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