Catania: confiscati beni ad imprenditore di Cosa nostra

Beni sequestrati a Catania dai carabinieri del Ros ai danni di Giuseppe Sandro Maria Monaco, imprenditore arrestato nell’ambito dell’indagine Iblis il 3 novembre del 2010 e condannato in primo grado il nove maggio scorso alla pena di 12 anni di reclusione perché ritenuto responsabile di aver concorso nella famiglia mafiosa di Cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano. Sotto sigilli sono finiti 26 immobili, 9 imprese e 6 disponibilità finanziarie per un valore di circa 22 milioni di euro.

Il provvedimento di confisca dei beni arriva adesso dopo ulteriori indagini coordinate dalla procura distrettuale antimafia. Monaco concorreva nella famiglia mafiosa quale imprenditore che metteva a disposizione del sodalizio mafioso la sua attività imprenditoriale, in stretta connessione con l’allora rappresentante provinciale Vincenzo Aiello ed altri affiliati mafiosi di rango, partecipando alla distribuzione di lavori controllati direttamente o indirettamente dall’organizzazione criminale a cui versava anche delle somme di denaro e permettendo ad imprese mafiose o a disposizione della medesima associazione di partecipare alle attività economiche intraprese.  Negli anni Novanta Monaco partecipò al tavolino per la spartizione degli appalti pubblici in Sicilia come dichiarato da Angelo Siino, collaboratore di giustizia, in passato chiamato ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra.

I rapporti tra Cosa Nostra e Monaco sono continuati nel tempo tanto che nel 1998 veniva registrata una conversazione tra Gaetano Francesco La Rocca, nipote di Cicco La Rocca, capo della famiglia calatina di Cosa Nostra e Carmelo Sardo, affiliato alla stessa famiglia. Nella conversazione i due parlavano di Monaco come persona che doveva farsi sentire e che era in contatto quale amico con il cugino di Franco La Rocca, ossia Aldo La Rocca.

I rapporti tra Monaco e i La Rocca erano confermati anche dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Chiavetta che spiegava che la dizione Monaco Aldo Catt 10-5 contenuta in un foglio che gli era stato sequestrato, significa che Monaco, amico di Aldo La Rocca, benché dovesse consegnare all’organizzazione Santapaola 10 milioni di lire, all’epoca aveva pagato solo 5 milioni.

L’illecito rapporto che lega Sandro Monaco a Cosa Nostra appare, oggi, definitivamente chiarito grazie a quanto documentato nel corso dell’indagine IBLIS, dalle cui acquisizioni non appare esservi dubbio che Monaco ha continuato ad avere rapporti con Cosa Nostra e, in particolare, con esponenti di Cosa nostra ennese che di cosa nostra etnea. Monaco ha versato somme di denaro ai due sodalizi mafiosi e al contempo partecipava ad affari. Monaco ha contribuito consapevolmente alle finalità dell’associazione mafiosa Santapaola partecipando ad un tavolino in cui Cosa nostra e gli imprenditori compensavano i reciproci interessi discutendo, in perfetta simbiosi, come dovevano nascere e svolgersi le varie vicende imprenditoriali.

Maria Chiara Ferraù

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