Adrano (Ct): azzerato il clan Scalisi, i particolari

Questa mattina gli agenti della squadra mobile di Catania, in collaborazione con i colleghi del commissariato di Adrano, hanno azzerato il clan mafioso Scalisi della cittadina etnea. Dodici le persone finite in manette che dovranno rispondere, a vario titolo, , di incendi, furti, estorsioni, reati in materia di armi. I dodici sono stati condannati  a diversi anni di reclusione dai giudici di Catania.

Le manette sono scattate ai polsi di Francesco Coco, 37 anni (7 anni e 8 mesi); Roberto Angelo Zitello, 46 anni (6 anni); Carmelo Scafidi, 47 anni, pregiudicato (6 anni); Pietro Severino, 57 anni, pregiudicato (2 anni); Antonino Sanfilippo, 38 anni, pregiudicato già ai domiciliari per altra causa (1 anno e 29 giorni); Salvatore Chiaramonte, 25 anni, pregiudicato, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza (1 anno, 7 mesi e 13 giorni); Giuseppe Chiaramonte, 29 anni, pregiudicato, sorvegliato speciale anche lui con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza (1 anno, 6 mesi e 20 giorni); Giosuè Lanza, 24 anni, pregiudicato, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza (1 anno, 1 mese e 10 giorni); Antonio Scarvaglieri, 40 anni, pregiudicato, sorvegliato speciale di polizia (7 mesi e 13 giorni); Graziano Napoli, 30 anni, pregiudicato (8 mesi e 4 giorni) e Carmela Scalisi, 66 anni, pregiudicata (7 mesi e 12 giorni).

Gli odierni ordini di esecuzione derivano dalla dichiarazione di inammissibilità pronunciata lo scorso 11 novembre dalla corte di Cassazione, dei ricorsi presentati dai dodici per la sentenza della corte d’appello di Catania del 22 maggio 2013. Gli arrestati sono ritenuti appartenenti all’organizzazione mafiosa Scalisi di Adrano, alleata con la cosca Laudani. Tutti erano stati arrestati il 29 aprile del 2009 nel corso dell’operazione denominata “Terra bruciata” condotta dagli agenti della squadra mobile in esecuzione di decreto di fermo emesso dalla Dda di Catania, poi convertito in misura cautelare. Tutti e dodici, dopo le formalità di rito, sono stati condotti al carcere di Catania Bicocca.

Maria Chiara Ferraù

 

 

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