Da Tortorici, piccolo centro in provincia di Messina, la giovane Sebina Montagno, è volata al teatro Belli di Roma per vestire i panni di Madama Butterfly per la regia di Adelmo Togliani.
Il riadattamento in prosa dell’opera lirica è andato in scena dal 20 maggio al 4 giugno scorsi.
“I toni drammatici, estremi ed esasperati credo occupino da sempre la parte preponderante e protagonista del mio animo – ci dice Sebina – e quindi il processo di creazione emotiva diretto verso questo universo è in me celere e abbastanza naturale”.
Sbarcato a Nagasaki, all’inizio del XX secolo, Pinkerton , ufficiale della marina degli Stati Uniti, per vanità e spirito d’avventura si unisce in matrimonio, secondo le usanze locali, con una geisha quindicenne di nome Cho Cho-san, termine giapponese che significa Madama (San) Farfalla ( Chō?), in inglese Butterfly , acquisendo così il diritto di ripudiare la moglie anche dopo un mese; così infatti avviene, e Pinkerton ritorna in patria abbandonando la giovanissima sposa.
Ma questa, forte di un amore ardente e tenace, pur struggendosi nella lunga attesa accanto al bimbo nato da quelle nozze, continua a ripetere a tutti la sua incrollabile fiducia nel ritorno dell’amato.
Pinkerton infatti ritorna dopo tre anni, ma non da solo: è accompagnato da una giovane donna, da lui sposata regolarmente negli Stati Uniti. E venuto a prendersi il bambino, della cui esistenza è stato messo al corrente dal console Sharpless, per portarlo con sé in patria ed educarlo secondo gli usi occidentali.
Soltanto di fronte all’evidenza dei fatti Butterfly comprende: la sua grande illusione, la felicità sognata accanto all’uomo amato, è svanita del tutto. Decide quindi di scomparire dalla scena del mondo, in silenzio, senza clamore; dopo aver bendato il figlio, dietro un paravento, nella struggente e drammatica scena finale, Cho Cho-san si colpisce al collo (secondo l’usanza giapponese denominata jigai) con un coltello tantō pervenutole in eredità dal padre e con il quale lo stesso aveva commesso seppuku.
Pinkerton si reca nella stanza di Butterfly per chiederle scusa ma è troppo tardi e trova Butterfly ormai morta, mentre il bambino, bendato, gioca con una bambola e una bandierina americana, ignaro di tutto.
“All’interno di un’opera così immensa come quella di Butterfly vi è dentro tutto: le attese, i ritorni, le speranze disilluse, gli epiloghi che, come nella vita reale, non sono quasi mai ne teneri ne consolatori, quest’opera è e rimane, per me, – continua la giovane attrice – poetica esemplare ed eccellente, parabola della vita, un piccolo grande gioiello tanto prezioso quanto vulnerabile, impalpabile al tocco, come pronto a sgretolarsi ad un solo sguardo, è la condensazione della vita nella sua struggente ed evanescente bellezza, nella sua forza potente e nulla al tempo stesso, è stato un grosso ma onorato impegno per me, tra i più felici di sempre.”