Catania: “Il berretto a Sonagli” al teatro Ambasciatori

Nella vita, è risaputo, ogni individuo è quotidianamente chiamato a compiere delle scelte tra più possibili alternative. Soltanto il tempo può rivelare se l’opzione prescelta sia stata o meno quella corretta. Soprattutto quando è in gioco l’immagine e la reputazione che la società nutre nei confronti di ogni persona. Spesso, infatti, la forma e l’apparenza prevalgono sulla sostanza per evitare che il contesto sociale possa giudicare ed emettere condanne senza appello. Si colloca in un simile scenario la trama de “Il berretto a sonagli”, pièce teatrale in due atti, firmata da Luigi Pirandello, che la compagnia Teatro Insieme, con la direzione artistica di Enzo Sasso, in collaborazione con Meta Teatro, con la direzione artistica di Greta Fiorito, ha brillantemente proposto sul palcoscenico del teatro Ambasciatori di Catania. 

Un classico del repertorio teatrale che, riprendendo le tematiche evidenziate dalle commedie “La verità” e “Certi obblighi” datate 1912, fu scritto nel 1916 con il titolo in dialetto “A birritta cu’ i ciancianeddi” per poi essere rappresentato dalla compagnia di Angelo Musco l’anno successivo al teatro Nazionale di Roma. Con la regia di Enzo Sasso, gli interpreti del sodalizio artistico etneo, nel pieno rispetto del tenore originario del testo pirandelliano, si sono “calati” nelle vesti dei diversi protagonisti fortemente caratterizzati: donna Beatrice (Lucia Mangion) intende cogliere sul fatto il tradimento perpetrato dal marito con Nina (Vania Arena) e, così, su suggerimento della Saracena (Orsola Gigliotti) e nonostante il parere avverso della cameriera Fana (Rosalba Marcellino), incarica il delegato Spanò (Antonio Spitalieri), previa formale denuncia per adulterio, per compiere il suo dovere; il dado è tratto, il 
tradimento diviene immediatamente di pubblico dominio. Ma non sempre la verità è piacevole, lo sa bene Ciampa (interpretato dallo stesso regista Sasso) che, dalla sua scomoda posizione di marito tradito dalla moglie Nina, “impartisce” una vera e propria lezione su come ci si comporta sul mondo terreno: le tre “corde” su cui si basano gli umani comportamenti, ossia quella seria, quella civile e quella della pazzia, vanno utilizzate con cura e sapienza. E nel caso specifico, anche con il consenso di Fifi (Salvo Guidotto), fratello di Beatrice, è conveniente per tutti che la donna che ha sporto la denuncia si finga pazza per salvare l’onore violato. 

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