Ficarazzi (Pa): 12 anni dopo, luce su un caso di lupara bianca

Dopo 12 anni è emersa la verità su un caso di lupara bianca avvenuto a Ficarazzi nel palermitano. I carabinieri, su disposizione del gip di Palermo, Nicola Aiello, hanno arrestato Ignazio Fontana, 41 anni, Onofrio Morreale, 49 anni e Michele Rubino, 54 anni. Tutti e tre sono ritenuti gli autori dell’omicidio di Andrea Cottone, un imprenditore sequestrato e ucciso a novembre del 2002 senza che il cadavere venisse più ritrovato.

Gli arrestati dovranno rispondere anche di omicidio e soppressione di cadavere.  Fondamentali per ricostruire le dinamiche dell’omicidio sono state le dichiarazioni rese da alcuni pentiti. Cottone il 6 settembre del 1995 era stato arrestato per associazione mafiosa perché ritenuto capodecina della famiglia di Villabate. Nel 1999 era stato scarcerato e aveva continuato ad essere vicino alla cosca dei Montalto, reggenti della famiglia mafiosa di Villabate. Già in quel periodo sarebbe stata chiesta l’autorizzazione ad ucciderlo ai reggenti di quella consorteria. Dopo l’arresto di Biagio Picciurro e Salvatore Piterresi, contrapposti ai Montalto, Bernardo Provenzano diede il consenso all’uccisione di Cottone.

Il 13 novembre 2002, Cottone venne accompagnato, a bordo della propria auto, presso il ristorante-minigolf di Ficarazzi,  apparentemente per discutere con Morreale dei furti verificatisi in  quel Comune, alcuni dei quali perpetrati ai danni dello stesso  Cottone. Da quel giorno, pero’, si persero le sue tracce. Il 27  novembre dello stesso anno, a Termini Imerese, venne rinvenuta  l’autovettura regolarmente parcheggiata.

Ad attendere Cottone al minigolf c’erano, tra gli altri,  Morreale, Fontana e Rubino. In quell’occasione il commando avrebbe  dovuto eliminare anche la persona che aveva accompagnato la vittima  all’appuntamento, che si salvo’ solo perche’ uno dei killer si era  accorto della presenza di un testimone. Secondo quanto accertato dagli investigatori Cottone venne strangolato con una cintura e il suo corpo venne ”sciolto” in un deposito di marmi di Bagheria. Nel pomeriggio  dello stesso giorno, vennero gettati nel mare di Aspra anche alcuni  monili appartenuti alla vittima.

Il commando, prima di ucciderlo, avrebbe dovuto interrogarlo per sapere se i Montalto avessero intenzioni ostili nei confronti del  gruppo contrapposto capeggiato da Nicola Mandala’. A distanza di  qualche anno dall’omicidio, lo stesso Onofrio Morreale confido’ a un  sodale: ”nuatri fummu ad affucallu (Siamo stati noi a  strangolarlo)”. (fonte Siciliainformazioni)

 

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