Catania: la bisbetica domata

Un’utopia, temporalmente collocata in un ipotetico e scongiurabile futuro, che nasce dalla speranza che l’uomo e la donna riescano a riconoscere, sino in fondo, la complementarietà di ciascuno nei confronti dell’altra in modo dar vita ad un dialogo empatico. Con lo spettacolo “La bisbetica domata ovvero l’Ultima Eva”, con testi di Salvo Giorgio e Marco Tringali e la regia curata da quest’ultimo, andato in scena al Teatro Metropolitan di Catania, il Teatro degli Specchi ha proposto uno stimolante spunto di riflessione sull’evoluzione e sull’identità del ruolo della figura femminile nella società.

La serata ha avuto anche una finalità di beneficienza, sono stati infatti numerosi gli spettatori che, aderendo alla campagna di sensibilizzazione sociale “Copriti il posto” avviata in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, hanno portato una coperta o generi alimentari a lunga conservazione da destinare alle persone che vivono in condizioni di disagio. La trama “itinerante” dello spettacolo è ambientata in un futuro lontano: la donna è asservita ad un potere che la soffoca, l’unica speranza è rappresentata dall’unità utero Kate M 1594. Una realtà in cui la donna rappresenta l’immagine deformata di un maschio prevaricatore, incapace di comprenderla e di amarla a 360 gradi. Kate, al di là di ogni tradizione legata alla famosa opera di Shakespeare, impersona una ribelle Eva che, tentata dal “serpente” della sua autonomia, decide di mordere con veemenza, quasi carnale, il frutto proibito costituito da un riscatto individuale, cercando soprattutto una risposta per il futuro in un passato morto e sepolto ma vagheggiato come l’unica soluzione possibile, in cui l’uomo e la donna siano in perfetto ed armonico equilibrio. Per attendere la fusione dell’uno nell’altro senza, però, tradire la propria individualità.

 

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