Regione: un prefetto aiuta i politici che vogliono le Province

Il prefetto Aronica, commissario dello Stato della Regione siciliana solleva forti dubbi sull’abolizione delle Province e l’istituzione di liberi consorzi di Comuni. Secondo un’analisi preventiva Aronica sconsiglierebbe di portare in aula ed esaminare il testo del governo perché conterrebbe profili di contrasto con la legge nazionale.

Che la sovranità dell’Assemblea venga preclusa con atti informali ma  pregnanti non sembra provocare alcuna reazione in alcuno dei gruppi parlamentari. E il prefetto salva la faccia a vaste aree del parlamento regionale contrarie all’abolizione delle Province. Ne va di 350 persone, presidenti e consiglieri provinciali, a cui si devono aggiungere almeno 2.000 addetti ai lavori con uffici, segreterie, auto blu e quant’altro.

Mentre in passato la permanenza delle province è stata apertamente sostenuta, stavolta con una opinione pubblica furibonda per i costi della politica, si preferisce lavorare sotto traccia o affidarsi al Commissario dello Stato, un metodo collaudatissimo che toglie le castagne dal fuoco alla politica quando si trova a giocare la partita fra l’incudine e il martello.

Le province sono diventate il muro di Berlino nostrano: nel 1986, cambiarono solo il nome lasciando le cose come stanno, pochi anni fa l’Assemblea bocciò l’abolizione a scrutinio segreto, e stavolta si ricorre al Commissario dello Stato. Adesso è ancora più complicato sciogliere il bandolo della matassa perché c’è una legge nazionale che accorpa e abolisce le Province, bisogna solo scegliere quale fare morire. O proseguire assumendosi le responsabilità politiche che ogni decisione comporta.

Contrari all’abolizione delle Province, alcuni componenti della maggioranza dell’Udc e anche il Pdl che, nonostante la posizione differente di Berlusconi in campagna elettorale, ora dice no all’abolizione degli Enti. Nessuna marcia indietro dai parlamentari del movimento 5 stelle, fedeli al loro proposito e sicuramente vicini anche al sentire della gente che non ne può più di privilegi ai politici che poi, a conti fatti, nulla fanno o poco, per il territorio che dovrebbero gestire.

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