Alluvioni nel messinese. I tecnici precisano: “non siamo consulenti regionali”

Da tre anni e mezzo lavorano all’ufficio commissariale per le emergenze al dipartimento regionale della Protezione civile di Messina con dedizione e impegno. E da tre anni e mezzo, erroneamente, i cinque tecnici (geologi e ingegneri) e i due Co.co.co sono indicati da più parti come consulenti nominati dal presidente della Regione siciliana. Adesso il loro contratto, in scadenza il 28 febbraio prossimo, rischia di non essere rinnovato. Tutto a causa di informazioni errate divulgate anche negli ultimi giorni sul Giornale di Sicilia e sull’inserto “Il Sabato di Repubblica”. Eppure i loro stipendi, sottolineano il geologo Rosario Caminiti; gli ingegneri Antonio Ferraro, Cinzia La Rocca, Vincenzo Marco Nicolosi, Erminia Raciti con contratti a tempo determinato e Gabriele Amato e Angela Fundarò con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, non gravano affatto sulle casse regionali, derivano da fondi destinati dallo Stato alla struttura commissariale con apposita contabilità speciale e sottoposti al vaglio del Mef e della Corte dei Conti.

Per fare chiarezza sulla situazione incresciosa in cui sono stati coinvolti, i tecnici hanno deciso di prendere carta e penna e hanno scritto al presidente della Regione, Rosario Crocetta; al dirigente generale del dipartimento regionale della protezione civile di Palermo e ai mezzi di informazione.

Caminiti, Ferraro, La Rocca, Nicolosi, Raciti, Amato e Fundarò sottolineano come il loro lavoro, dopo la terribile alluvione del primo ottobre 2009 che colpì il messinese e in particolare Giampilieri e gli altri eventi che agli inizi del 2010 investirono il territorio dei Nebrodi, il loro lavoro di progettazione, direzioni lavori e supporto alle varie fasi di studio, sia stato essenziale. “Il nostro impegno – proseguono – ha permesso non solo un risparmio delle risorse economiche pubbliche e dei tempi di progettazione ed esecuzione dei lavori, ma ha anche contribuito ad un vero e proprio coordinamento delle azioni poste in essere assolutamente necessario per affrontare una situazione di gestione della mitigazione del rischio in un’area geograficamente molto vasta e in un contesto territoriale particolarmente complesso”.

E lanciano un allarme. Se i loro contratti non venissero più rinnovati, si avrebbe “un significativo ritardo dei tempi prefissati, nonché un aggravio di spesa per la pubblica amministrazione. Ad oggi – continuano i sette tecnici della protezione civile – non tutta la popolazione, per la complessità dei lavori e per le problematiche da affrontare, è potuta ritornare alle normali condizioni di vita. Continua la necessità di dare loro assistenza, risposte e risoluzione alle loro problematiche”. 

Maria Chiara Ferraù

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