Palermo: “terminus”, 2 arresti per estorsione ad imprenditori

E’ stata denominata Terminus l’operazione condotta dagli agenti della guardia di finanza di Palermo che ha portato all’arresto di due persone per estorsione mafiosa ai danni di imprenditori di Palermo.

I due arrestati sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti dei titolari di una storica attività commerciale palermitana operante nel settore dell’abbigliamento, con canali di vendita all’ingrosso e al dettaglio.

Il mandante dell’estorsione, Luigi Salerno, alias Gino, 71 anni, era già stato condannato in via definitiva per la partecipazione all’associazione mafiosa nell’ambito della famiglia di Palermo centro e il genero Giuseppe Bosco, detto Enzo, 48 anni, esecutore materiale delle richieste estorsive.

I due imponevano agli imprenditori la corresponsione di denaro avvalendosi della minaccia implicita discendente dalla storica appartenenza mafiosa del primo. La chiave di volta dell’indagine è stata una conversazione ambientale captata all’interno di un’auto su cui viaggiavano i due arrestati da cui emergeva chiaramente che gli stessi avevano concretamente individuato i destinatari della richiesta di pizzo e che erano determinati a riscuotere quanto dovuto.

In particolare, Salerno si rivolgeva a Bosco e gli ordinava: “più tardi dovresti andare da quello di là e t’hannu a dare i picciuli” e ancora “Chiustu che c’ha ggiri e n’ha dare a risposta (ci devi andare e ci deve dare la risposta).

A questa intercettazione sono seguite una pluralità di richieste nei confronti dei proprietari dell’atività commerciale che sono stati costretti a cedere alle minacce.  Le ulteriori indagini tecniche hanno permesso di riscontrare, mediante video riprese ed intercettazioni, come Bosco abbia dato seguito agli ordini di Salerno, riscuotendo complessivamente 1.600 euro, suddivisi in due tranche di 600 e 1.000 euro corrisposti il 20 maggio e il 27 agosto di due anni fa.

Inoltre, è emerso che i due arrestati hanno inoltrato una ulteriore richiesta di denaro pari a mille euro che avrebbe dovuto essere corrisposta in data successiva al 27 agosto 2016. Il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto provate tutte le richieste di pagamento e dazioni indicate, ma ha ritenuto raggiunta la prova del carattere estorsivo mafioso solo limitatamente alla prima, datata 20 maggio 2016.

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