Sant’Agata di Militello (Me): dibattito formativo sull’etica del giornalista

Ieri pomeriggio presso l’auditorium Sacro Cuore di Sant’Agata di Militello si è svolto un incontro formativo per i giornalisti.  L’evento si è distinto per il numero cospicuo dei presenti.

A rendere vivo il dibattito i temi trattati.  Referenti: don Pasquale Buscemi (docente filosofia morale), mons. Giuseppe Guglielmo Giombanco (vescovo), Francesco Scalia (avvocato, giornalista), Santino Franchina (Cons. Naz. Ordine giornalisti), Giuseppe Vecchio (pres. cons. disciplina territoriale). Sintesi di un confronto durato un intero pomeriggio i cui capisaldi trattati sono stati: verità delle informazioni, etica professionale, diritti e doveri del giornalista, evoluzione del sistema, competenza professionale.

Temi che non conducono a soluzioni immediate, ma quantomeno hanno dimostrato le grandi difficoltà che appartengono al sistema informativo, il cui ruolo essenziale diviene determinante ai fine della verità storica e morale ma al tempo stesso si trova innestato dentro un meccanismo istantaneo che conduce facilmente ad una tendenziosità informativa che spesso falsifica la realtà.

Non è facile dimenarsi dentro un sistema che è sfuggito al controllo umano. Lo stesso Francesco Scalia ha ben evidenziato come il sistema multimediale possa dare spazio ai teppisti in modo facile ed impunito.

Oggi è ben dimostrato come l’informazione dia spazio all’interesse economico, alla notizia scandalo, alla tendenziosità che aiuta i poteri forti, al potere attrattivo della violenza, alla seduzione malata delle notizie sessuofobe etc. Ed ecco che è corretto sottolineare quanto afferma il Vescovo “la notizia è come una lente aperta alla società” essa può divenire strumento di chiarezza nel momento in cui le lenti aiutano a migliorare la prospettiva sociale ma possono divenire strumento opaco se essi sono utilizzati attraverso una lente appannata o sporca.

Noi abbiamo il dovere morale ed etico di contribuire  ad un “giornalismo di pace” e questo lo si può fare solo attraverso la correttezza morale ed etica. Certi che, come aggiunge alla fine Giuseppe Vecchio “diviene necessaria una preparazione professionale che non appartiene a tutti i giornalisti”.

Temi scottanti per una professione che non detiene linee guide che aiutano a rendere più preciso e meno instabile il terreno del diritto all’informazione, lo stesso Santino Franchina lo ammette. E mentre tutti ascoltano, il dibattito si chiude con l’ultimo intervento del giornalista Franco Spaticchia che dichiara: “andremmo incontro a meno difficoltà se gli autori dell’informazioni non fossero sciacalli, ma professionisti che amano il proprio mestiere utilizzandolo come missione sociale”.

Nancy Calanna

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