Messina: teatro, la Cgil chiede un incontro al dirigente generale

Le funzioni pubbliche Cgil di Sicilia e Messina chiedono un immediato incontro al dirigente generale e al capo di gabinetto dell’assessore Barbagallo per la vertenza del teatro Vittorio Emanuele.

Il sindacato chiede la rimozione del ragioniere Jervolino e in merito alle dichiarazioni del direttore della prosa, Simona Celi; la segretaria regionale, Clara Crocè e i segretari di Messina, Francesco Fucile e Rosa Raffa che dichiarano: “inaccettabile rivolgersi agli orchestrali del Vittorio Emanuele come se fino ad oggi non avessero già pagato un prezzo altissimo”.

Sono momenti concitati quelli vissuti tra i corridoi del teatro Vittorio Emanuele di Messina, dove la Fp Cgil Sicilia insieme alla Fp Cgil di Messina, chiedono un urgente incontro al direttore generale e al capo di gabinetto dell’assessore Barbagallo, per chiedere a quest’ultimo “di mettere in essere interventi immediati affinché possa ripartire la stagione e Messina possa avere il suo teatro”.

Particolarmente dura, poi, la posizione assunta dal sindacato nei confronti del direttore artistico della stagione di prosa del teatro Vittorio Emanuele. Simona Celi, a seguito all’appello rivolto da quest’ultima anche agli orchestrali, che riportiamo testualmente: Ho sentito i maestri d’orchestra chiedere quante giornate faranno e non come sta il teatro. Il problema è che siamo arrivati mentre la chiglia galleggiava appena. Miracoli nessuno ne fa, quindi chiedo amore per la struttura e per questo teatro che di farse ne ha viste troppe”.

“Le affermazioni della direttrice artistica – dichiarano Clara Crocé, Francesco Fucile e Rosa Raffa – appaiono davvero totalmente distaccate dalle realtà. Rivolgersi agli orchestrali in questo modo, dà il senso e la misura di come fino ad oggi, probabilmente, la Celi non abbia avuto contezza dei gravi problemi che attanagliano il teatro e di cui gli orchestrali e le maestranze sono state e restano le prime vittime. Le domande rivolte dagli orchestrali che tanto hanno fatto meravigliare la Celi, sono più che legittime, considerando che le giornate di lavoro equivalgono ad uno stipendio da portare a casa.

L’appello d’amore rivolto dal direttore artistico a tutti, indistintamente, avrebbe invece dovuto escludere coloro che, ormai da anni, subiscono gli effetti di scelte politiche sbagliate e frutto di altri interessi. Nessuno chiede miracoli, ma certamente chiediamo di indirizzare appelli e riflessioni ai giusti destinatari”

La segretaria regionale del sindacato chiede rispetto per tutte le maestranze che non lavorano da un anno. Probabilmente la prossima stagione prevede 3 sinfonici (12 giorni di lavoro) e 2 opere con 5 giorni di prova e tre recite per un totale  di 16 giorni. Si parla in tutto, per gli orchestrali, di 28 giorni di lavoro in 6 mesi.  Lo stesso dicasi per le sarte che, se tutto va bene, lavoreranno in poche e per pochissimi giorni, e per i tecnici: lavorerà solo la metà di unità di tutti loro,  per circa 3 o 4 mesi.

“Impediremo – conclude Crocè, Fucile e Raffa – che il Teatro possa diventare un edificio senza vita. Tutti i dipendenti dal personale di ruolo alle maestranze chiedono di poter lavorare per il rilancio del teatro con tranquillità. Intanto gli avvelenatori dei pozzi che rassegnino le dimissioni, ma prima che consegnino la riorganizzare della pianta organica ricondotta a profili di legittimità e congruità mediante la rinegoziazione del contratto integrativo di lavoro”. Qualora la situazione rimanga invariata, i lavoratori sono pronti alla protesta.

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