Barcellona Pozzo di Gotto (Me): Gotha VI, 13 arresti per omicidio aggravato

Quindici omicidi, tra cui un triplice omicidio ed un tentato omicidio nell’arco di un ventennio tra il 1993 e il 2012, hanno contrassegnato le dinamiche criminali della famiglia mafiosa barcellonese capace di mantenere rapporti qualificati con cosa nostra palermitana e catanese e anche con la ‘ndrangheta calabrese.  Su tali fatti di sangue è stata fatta luce dalle indagini coordinate dal procuratore di Messina, Guido Lo Forte e dai sostituti procuratori Vito DI Giorgio e Angelo Cavallo che oggi hanno portato all’arresto di 13 persone tutte indagate per omicidio aggravato dalle finalità mafiose.

Le indagini, avviate nel 2010, hanno interessato la famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. Le indagini si sono avvalse anche dal contributo di alcuni testimoni di giustizia che hanno permesso di risalire al movente dei numerosi delitti, riconducibile alla necessità del sodalizio mafioso di mantenere il controllo del territorio.

Tra i destinatari del provvedimento anche Giuseppe Gullotti, 56 anni,  storico leader della mafia barcellonese ed altri elementi di spicco del medesimo sodalizio criminale. Il provvedimento ha raggiunto: Antonino Calderone, 27 anni; Angelo Caliri, 49 anni; Pietro Nicola Mazzagatti, 56 anni; Tindaro Calabrese, 43 anni; Antonio Calderone, 41 anni; Domenico Chiofalo, 31 anni; Salvatore Chiofalo, 27 anni; Salvatore Di Salvo, detto Sam, nato a Toronto 51 anni fa; Carmelo Giambò, 46 anni; Aurelio Micale, 38 anni; Giovanni Rao, 55 anni e Carmelo Salvatore Trifirò, 44 anni.

Angelo Caliri è stato arrestato a Bruxelles in collaborazione con le autorità belghe in esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso dal Gip di Messina.

L’operazione condotta in questi anni dal Ros del comando provinciale di Messina, sotto la direzione della direzione distrettuale antimafia di Messina che ha portato alla progressiva disarticolazione del sodalizio mafioso barcellonese e alla collaborazione con la giustizia di molti affiliati le cui dichiarazioni hanno dato un contributo essenziale alle indagini, costituisce un ulteriore importantissimo sviluppo dell’attività di contrasto condotta in questi anni.

Fra gli arrestati figurano personaggi di spicco della mafia del Longano, oltre a Gullotti, già condannato alla pena di 30 anni per essere stato il mandante dell’omicidio del giornalista barcellonese Giuseppe Alfano, assassinato l’otto gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto. In manette anche alcuni suoi fedelissimi luogotenenti come Sam DI Salvo e Giovanni Rao, entrambi finiti in manette nel 2011 nell’operazione Gotha I e condannati a pesanti pene detentive. Il provvedimento ha raggiunto Tindaro Calabrese¸già arrestato nell’operazione Vivaio del 2008 condotta dai Ros e che dal 2006 aveva assunto la reggenza della consorteria barcellonese.

I tredici arrestati sono accusati di essere implicati nel triplice omicidio di Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e Giuseppe Geraci assassinati il 4 giugno del 1993. Le vittime sarebbero state solite commettere furti in territorio di Barcellona Pozzo di Gotto senza l’autorizzazione della criminalità organizzata locale. Accusati anche dell’omicidio di Domenico Pelleriti avvenuto il 24 luglio del 1993 perché l’uomo era sospettato di una serie di furti ai danni di un esercizio commerciale il cui proprietario si era riferito a Giuseppe Gullotti. Poi ancora l’omicidio di Salvatore Da Campo del febbraio 1995, sospettato di aver fornito ai carabinieri indicazioni sul nascondiglio di Antonino Calderone all’epoca ricercato e di Carmelo Grasso, assassinato a Falcone il 10 aprile del 1995, ucciso perché si riteneva avesse avviato rapporti criminali con soggetti catanesi nella zona di Oliveri con ciò sminuendo il prestigio e l’autorità della locale organizzazione mafiosa.

Gli arrestati dovranno rispondere anche dell’omicidio di Felice Iannello ucciso a Falcone il 5 marzo del 1996, ritenuto spacciatore di stupefacenti, anche a soggetti minorenni, nella zona di Barcellona senza l’autorizzazione del locale sodalizio mafioso. Nelle indagini anche l’omicidio di Fortunato FIcarra ucciso il primo luglio del 1998 a Santa Lucia del Mela perché avrebbe infastidito alcune donne in un esercizio commerciale del luogo.

E poi gli omicidi di Mario Milici ucciso perché il vertice mafioso riteneva che trattenesse per sé i proventi delle estorsioni e del gioco d’azzardo e di Antonino Sboto ritenuto responsabile di alcuni furti non autorizzati dalla famiglia barcellonese.

Fra gli omicidi contestati agli odierni arrestati, quello di Giovanni Catalfamo del 1998, ucciso perché l’attività di usura a lui attribuita non era tollerata dall’organizzazione mafiosa barcellonese e quello di Giovanni Di Paola, assassinato a Brolo il 6 ottobre de1995, sospettato di aver sottratto delle somme dalle casse di una società operante nel settore del calcestruzzo, sulla quale convergevano gli interessi di esponenti mafiosi barcellonesi.

E ancora l’omicidio di Nunziato Mazzù, avvenuto a Oliveri il 13 dicembre del 2005, ucciso perché si temeva potesse iniziare a collaborare con la giustizia. Quello di Domenico Tramontana, assassinato il 4 giugno del 2001 a Barcellona Pozzo di Gotto. In questo caso i vertici dell’organizzazione criminale barcellonese avrebbero saputo dell’intenzione del Tramontana di voler eliminare Carmelo Bisognano, all’epoca organico alla famiglia mafiosa barcellonese nonché responsabile dell’area di Mazzarrà Sant’Andrea e attualmente collaboratore di giustizia e ne avrebbero deciso l’uccisione.

Il 15 gennaio del 2009 invece venne ucciso Carmelo De Pasquale perché si riteneva volesse a sua volta uccidere Carmelo D’Amico per prenderne il posto in seno al gruppo; mentre il primo dicembre del 2012 venne assassinato Giovanni Isgrò che aveva militato nella fazione perdente facente capo a Carmelo Perdichizzi, ucciso a sua volta.

Gli arrestati sono accusati anche dell’omicidio di Carmelo Mazza, ucciso a Milazzo il 27 marzo del 2009, accusato di praticare attività estorsiva senza l’autorizzazione del gruppo. L’uccisione di Mazza venne ripresa dalle telecamere della palestra dalla quale era appena uscito e testimonia l’estrema freddezza e le capacità militari del gruppo di fuoco impiegato nell’occasione. L’auto condotta dai killer affiancava quella della vittima che veniva raggiunta da un primo colpo di fucile. Mazza perdeva il controllo del mezzo e sfondava il cancello di recinzione della palestra schiantandosi sul muro per poi essere raggiunto dagli assassini che lo hanno finito con diversi colpi d’arma da fuoco.

Infine il gruppo sarebbe responsabile del tentato omicidio di Carmelo Giambò, avvenuto il 3 marzo del 2011 a Barcellona Pozzo di Gotto. L’uomo era accusato di trattenere per sé i proventi estorsivi raccolti per conto della famiglia ed inoltre si temeva che potesse iniziare a collaborare con gli inquirenti. Al termine di un concitato conseguimento per le vie cittadine, durante il quale i killer esplodevano numerosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo della vettura sulla quale viaggiava, GIambò riusciva a salvarsi rifugiandosi nella compagnia carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto.

Maria Chiara Ferraù

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