Roma: “The elevator” del messinese Coglitore al Rome indipendent film festival

Con i cortometraggi “Uomo di carta” e “Deadline” (64 premi tra festival nazionali e internazionali), ha già rivelato il suo talento cinematografico. Il senso del ritmo, la passione per il mistero, la capacità di raccontare l’orrore del vivere e le sue sfumature più inquietanti. Ora il regista messinese Massimo Coglitore, 45 anni, dopo il film tv per Rai Fiction “Noi due”, presenta in concorso “The Elevator”, dopo l’anteprima al Taormina Film Fest del giugno 2014, nell’ambito della 14esima edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival (per il programma si veda il sito http://www.riff.it/).

Un appuntamento seguito con interesse dal pubblico di Roma e un riferimento per i registi di tutto il mondo. Il film sarà proiettato sabato 9 maggio, alle 22.30, al The Space Moderno (sala 4, Piazza della Repubblica 43-45). Si tratta di un thriller psicologico girato in lingua inglese e destinato a un pubblico internazionale: non a caso la Archstone Distribution, che ne ha acquisito i diritti worldwide, sta gestendo le vendite internazionali. Così il film, dopo l’uscita in Germania, uscirà in Spagna, Francia e Stati Uniti, per poi continuare il suo percorso nel resto del mondo.

Il film, che ha riscosso consensi di critica e pubblico, è prodotto dall’italiana Lupin Film di Riccardo Neri e girato tra gli Studi di Cinecittà e la città di New York, dove la storia è ambientata. In programmazione nelle sale nel primo trimestre del 2016, grazie a Distribuzione Indipendente, “The Elevator” – scritto da Riccardo Irrera e Mauro Graiani – è la storia di Jack Tramell (James Parks, attore in “Kill Bill”, “The Listening”, “Grindhouse”, “C.S.I.”), un famoso presentatore americano che conduce un popolare quiz televisivo. Una sera, Jack viene bloccato in ascensore da una donna misteriosa (Caroline Goodall, interprete nei film “Schindler’s List”, “L’Albatros”, “Rivelazioni”, “Dorian Gray”), la quale inizia un suo personale e sadico quiz. Jack è accusato di un gravissimo crimine. Ma qual è la verità? Chi è il vero colpevole?

Il thriller racconta in tempo reale le storie dei due personaggi, alle prese con i propri segreti, in uno spazio claustrofobico. Il set principale del film è l’ascensore di un building newyorkese, quasi un luogo di espiazione delle colpe. Tra gli interpreti anche il celebre Burt Young (il personaggio di Paulie in “Rocky”, ruolo grazie al quale ebbe la nomination agli Oscar).  Ora Massimo Coglitore e Riccardo Neri sono al lavoro sul prossimo film, diretto dallo stesso Coglitore e dal titolo “The Straight Path”, sempre scritto dagli sceneggiatori Graiani e Irrera.

Il regista non nasconde la soddisfazione per il suo film, destinato sin dall’inizio a una distribuzione internazionale: “Amo il cinema di contenuti e con un forte senso estetico. Volevamo realizzare un prodotto destinato al mercato internazionale e, seppure con un budget contenuto, abbiamo puntato alla qualità e alla professionalità di cast e troupe. Ė essenziale partire da storie avvincenti, scritte per poter essere realizzate con costi misurati. Abbiamo girato in lingua inglese sia perché il film è ambientato a New York, sia per avere una distribuzione all’estero. James Parks, Caroline Goodall e Burt Young sono attori straordinari, che hanno lavorato con grandi registi. Ė stato molto interessante lavorare con loro. Si è creata una notevole armonia a livello umano, che è la base per poter lavorare bene. In un film così difficile, claustrofobico, con dialoghi serrati, è proprio sulla recitazione che ho puntato, mettendomi al loro servizio. Gli attori mi hanno ripagato con una strabiliante interpretazione. Inoltre, la fotografia è di Vincenzo Carpineta, le musiche di Stefano Caprioli, i costumi di Nicoletta Ercole, le scenografie di Tonino Zera e il montaggio di Osvaldo Bargero. Tutti ottimi professionisti”.

Alla domanda su come sia possibile emergere in un mercato difficile come quello italiano, Coglitore risponde con sincerità: “Io ho incontrato un produttore con uno spirito e una passione di altri tempi, che ha prodotto in maniera del tutto indipendente, e aggiungo eroica, il mio film. Non ho la ricetta purtroppo ma solo voglia di raccontare film diversi, intensi. Ho una passione atavica verso un cinema di respiro internazionale. La mia è quasi una “necessità”, più che una volontà. Mi emoziono davanti un bel film e voglio che accada lo stesso al pubblico che guarda un mio lavoro. Credo che un film debba essere una sorta di viaggio magico e io voglio percorrere con tutto me stesso questo viaggio”.

Maria Chiara Ferraù

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