Sequestro da 50 milioni di euro a Giuseppe Scinardo

Sono passati nelle mani dello stato beni per 50 milioni di euro di Giuseppe Scinardo, 76enne di Capizzi, della moglie Annina Briga e della figlia Carmela. Si tratta di una delle più importanti confische di patrimonio riconducibile a personaggi vicini alle cosche mai portata a termine in Sicilia.

Sotto sequestro tre aziende operanti nel settore della coltivazione e dell’allevamento di bovini e ovi-caprini per un totale di circa 700 ettari nei comuni di Militello Val di Catania, Mineo, Vizzini e Capizzi, tra le province di Catania e Messina; 33 fabbricati e sei veicoli.

Scinardo, ritenuto vicino dagli inquirenti vicino alla cosca mafiosa riconducibile al cosiddetto gruppo di Mistretta, operante nella zona tirrenica-nebroidea, e successivamente in rapporti con Cosa nostra catanese. le indagini completano gli accertamenti patrimoniali che avevano già permesso di confiscare, in via definitiva, alla famiglia Scinardo beni per complessivi 200 milioni di euro nelle operazioni Belmontino e Malaricotta.

Scinardo, proveniente da Capizzi e stabilitosi da molti anni con il suo nucleo familiare a Militello Val di Catania, è un personaggio che già dai primi anni Novanta aveva stretti legami con i Rampulla di Mistretta, in particolare con i fratelli Sebastiano (oggi deceduto), Maria e Pietro Rampulla, quest’ultimo condannato dalla corte d’assise d’appello di Caltanissetta all’ergastolo perché ritenuto l’artificiere della strage di Capaci. Gli stretti rapporti tra le due famiglie si sarebbero consolidati quando, alla fine degli ’90, Tommaso Somma, cognato di Pietro Rampulla, all’epoca latitante, venne “ospitato” all’interno di un fondo rurale della famiglia Scinardo in contrada “Ciulla”, a Mineo. Giuseppe Scinardo, secondo le ricostruzioni investigative, si sarebbe avvicinato a cosa nostra operante nel calatino, favorendo anche la latitanza dell’allora reggente della famiglia catanese,Umberto Di Fazio, che poi è divenuto collaboratore di giustizia.

Inoltre nelle sue proprietà avvenivano vari summit mafiosi che mettevano in contatto i Rampulla di Mistretta, i rappresentanti della famiglia di Caltagirone e della famiglia di Catania. Le circostanze sopra indicate emergono dalle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, tra cui Di Fazio e Mirabile, che hanno anche riferito dell’interesse degli Scinardo per le energie alternative e segnatamente del loro impegno, in accordo con cosa nostra, per lo sviluppo di progetti relativi a parchi fotovoltaici siti nella piana di Catania.

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