Alcamo (Tp): favori e sconti ai proprietari dei pozzi, indagati 2 dirigenti comunali

Due dirigenti del comune di Alcamo, centro in provincia di Trapani, sono stati iscritti nel registro degli indagati. Sotto accusa l’ingegnere capo dell’ufficio tecnico e l’ex responsabile del servizio idrico.  Per 14 anni avrebbero favorito i gestori dei pozzi privati di acqua e di alcune ditte di autotrasporto.

La procura di Trapani ha emesso un avviso di garanzia e ha notificato contestualmente la proroga dell’indagine con l’ipotesi del reato di abuso d’ufficio nei confronti dell’ingegnere capo dell’ufficio tecnico del comune, Enza Anna Parrino.

Avvisi di garanzia hanno raggiunto anche il geometra Pietro Girgenti, fino al 2015 responsabile del servizio idrico e per i titolari dei pozzi privati Isidoro Lo Monaco, Simone Milazzo, Giuseppe Accardo e Giuseppa De Blasi, cognata del boss della cosca di Alcamo, Simone Benenati, condannato all’ergastolo.

L’indagine è stata avviata dopo una serie di denunce che l’ex segretario generale ed ex responsabile anticorruzione del comune di Alcamo, Cristofaro Ricuperati, aveva presentato ai carabinieri e alla guardia di finanza dallo scorso giugno. Secondo Ricuperati, ascoltato dalla commissione regionale antimafia, i dirigenti comunali avrebbero consentito ai gestori dei pozzi privati di ottenere guadagni illeciti, senza il pagamento di Irpef e Iva.

Le ditte di autotrasporto guadagnavano circa 40 euro ad autobotte, mentre il Comune non incassava un euro perché l’acqua veniva distribuita direttamente dai titolari dei pozzi. Questo è stato evidenziato dalle denunce. Ad operare in regime di oligopolio sarebbe stata la ditta di autotrasporto di Giuseppe De Blasi e del marito Antonio Catania.

Nelle denunce l’ex segretario comunale del Comune indica una serie di illeciti legati anche al pagamento, imposto dal sindaco SUrdi a carico del bilancio comunale, delle licenze, in precedenza scadute, rinnovate solo nell’agosto scorso dopo che il genio civile aveva disposto la chiusura dei pozzi. “I vari dirigenti del tempo – denuncia Ricupati – firmavano le richieste di rinnovo annuali, ma senza alcun provvedimento di spesa relativa ai canoni che il Comune doveva pagare al Genio civile”.

Nel 2016 il comune, dopo che il genio civile aveva disposto la chiusura dei pozzi, ha pagato il canone di circa 600 euro per 5 pozzi. Oltre al danno, la beffa perché ai quattro pozzi se ne è aggiunto un altro che non risulta titolati di concessione pubblica in favore del comune di Alcamo.

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