Tortorici (Me): dipendenti senza stipendio, è muro contro muro

Nessuna mano tesa dall’amministrazione comunale di Tortorici agli oltre 120 dipendenti comunali (fra precari e tempo indeterminato) che sono in assemblea permanente da 4 giorni perché non percepiscono lo stipendio ormai da 10 mesi.
Questa mattina il sindaco, in un pubblico comizio in piazza Faranda, non ha dato le risposte attese dai dipendenti.

Il primo cittadino dal palco non ha perso tempo a far capire che la sua amministrazione ritiene alcuni di loro responsabili di quanto accaduto perché rei di aver rallentato procedure e pratiche, chiedendo anche compensi non dovuti.

Stoccate dal primo cittadino anche per il movimento “uniti per cambiare Tortorici”. Ai componenti ha chiesto dal palco come si fossero attivati per scongiurare il dissesto, raccontando le tappe salienti di quanto fatto per provare a salvare il Comune: dalla bocciatura a maggio del 2015 del piano di riequilibrio, al ricorso bocciato dalla Corte dei Conti, al nuovo piano di riequilibrio, fino all’arrivo del commissario. “Abbiamo lottato a Palermo, a Roma. Io sono uno che lotta – ha detto Rizzo Nervo dal palco – ma alla fine mi sono dovuto arrendere“.

Di nuovo poi Rizzo punta il dito contro alcuni dipendenti che hanno presentato decreti ingiuntivi per ore che in realtà non avrebbero effettuato. Il primo cittadino ha parlato anche della pianta organica di Tortorici che ha più dipendenti di quanti dovrebbe, in relazione al numero di abitanti, ricordando che “i dipendenti non hanno accettato la mobilità  e il prepensionamento”.
Infine, dal palco il sindaco ha annunciato denunce per interruzioni di pubblico servizio se i dipendenti non ritorneranno al lavoro.

E i dipendenti, esasperati, senza stipendio da 10 mesi, in piazza per ascoltare il sindaco e avere quelle risposte da tempo cercate, gli hanno girato le spalle, in un ulteriore segno di protesta.

Dunque è sempre più muro contro muro. Nelle prossime ore i dipendenti decideranno il da farsi: sospendere la protesta o rendere ancora più duro lo scontro. Intanto dalla gente comune continuano ad arrivare attestati di solidarietà.

Maria Chiara Ferraù

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