Catania: “blood money”, dialisi in strutture private, 5 arresti per corruzione

Imprenditori e dirigenti medici di Catania sono stati arrestati dagli agenti della guardia di finanza di Catania nell’ambito dell’operazione denominata blood money. I professionisti sviavano pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private, sfruttando il loro carisma, la professionalità e lo stato di debolezza dei pazienti.

I cinque sono finiti agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati di corruzione e abuso d’ufficio. A finire in manette sono stati tre imprenditori e due dirigenti medici. Si tratta di Francesco Messina Denaro, 55 anni, parente del più noto Matteo Messina Denaro, uno dei superlatitanti più pericolosi, in qualità di procuratore speciale della Diaverum Italia srl per la Sicilia; Salvatore Guarino e Carmelo Papa, rispettivamente 65 e 60 anni, amministratore di fatto il primo e amministratore di diritto il secondo, del centro dialisi privato le ciminiere srl; Giorgio Leone ed Elvia Sicurezza, 52 anni lui e 65 lei, dirigenti medici in servizio ai reparti di nefrologia e dialisi degli ospedali Garibaldi e Vittorio Emanuele di Catania.

I cinque arrestati avrebbero indotto pazienti ad usufruire dei servizi di dialisi del centro privato Le ciminiere, tra il 2014 e il 2015. Il giudice ha disposto l’interrogatorio di garanzia per la nomina di un commissario giudiziale per un anno a carico delle due società coinvolte nelle indagini, ritenute responsabili. Si tratta della Diaverum Italia srl con sede ad Assago (Milano) e della società Le ciminiere srl con sede a Catania.

Le fiamme gialle hanno scoperto che i medici coinvolti, in ragione della loro professione, approfittavano del rapporto diretto con i pazienti affetti da patologie nefrologiche e bisognosi della dialisi per orientarli, anche attraverso pressioni psicologiche, a centri dialisi privati riconducibili al gruppo Diaverum o al centro Le ciminiere.

I medici e sanitari corrotti venivano ricompensati dagli imprenditori con assunzioni clientelari dei propri familiari, nonché stipendi, consulenze e bonus contrattuali artatamente gonfiati ed attribuiti a prestanome o parenti. Al centro del circuito corruttivo le società Diaverum e Le ciminiere, i cui centri dialisi sono risultati i destinatari privilegiati dei pazienti.

Da un lato veniva garantita l’erogazione di cospicui contributi pubblici, pari a 40 mila euro circa annui per paziente e dall’altro venivano acquisite progressivamente quote di mercato tali da creare una posizione dominante nel settore dialitico privato della Sicilia orientale.

La Diaverum Italia srl, inserita in un gruppo internazionale operante in 20 nazioni con 9.000 dipendenti e 29.000 pazienti in cura con un volume d’affari di oltre 580 milioni di euro si è avvalsa dell’opera dell’amministratore delegato (fino a febbraio scorso) Gianpaolo Barone Lumaga e del “ragioniere”, procuratore speciale per la Sicilia, Francesco Messina Denaria, alias Gianfranco Messina, lontano parente con il boss Matteo Messina Denaro (i rispettivi nonni erano fratelli).

L’obiettivo del gruppo era far espandere l’azienda nel settore privato con l’assegnazione di pazienti provenienti da strutture pubbliche,m a anche con la progressiva acquisizione di centri privati siciliani la cui attività era scemata nel tempo grazie alla presenza della Diaverum e della rete che intratteneva, come scoperto dall’operazione delle fiamme gialle, con i sanitari.

Nei confronti dei sei principali indagati è stato configurato il reato di associazione a delinquere. Nessuna responsabilità penale, invece, per le strutture catanesi ospedaliere dove prestavano servizio i dirigenti medici e gli infermieri corrotti.

Maria Chiara Ferraù

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