Catania: imprenditori e professionisti in manette per falsi fallimenti

Mettevano in piedi bancarotte fraudolente e reati tributari per ottenere dei benefici. Per questo gli agenti della guardia di finanza di Catania hanno arrestato otto persone finite in carcere, mentre per un nono indagato è stata disposta la misura interdittiva.

Le fiamme gialle etnee hanno scoperto l’associazione tra imprenditori e professionisti. Nel contempo la finanza sta eseguendo un provvedimento di sequestro preventivo di 10 milioni di euro e di due imprese attive nel settore del trasporto merci per conto terzi.

Il gruppo imprenditoriale coinvolto ha la disponibilità di stabilimenti e unità logistiche a Lodi, Roma, Palermo, Catanzaro e Catania.

Il sequestro per un valore di 10 milioni di euro circa, ha interessato due società commerciali attive: la RTN srl con sede legale a Milano e la JBC srl con sede legale a Misterbianco nel catanese, entrambe esercenti l’attività di trasporto merci per conto terzi.

A capo dell’associazione criminale i fratelli Riccardo e Giovanni Reitano e il figlio di quest’ultimo, Antonio Luca Maria Reitano. Riccardo Reitano, 62 anni, è allo stato irreperibile.

I tre avrebbero amministrato, attraverso la compiacenza di prestanome nullatenenti, un gruppo di imprese attive nel trasporto di merci per conto terzi e operanti, in modo apertamente sleale, in frode al fisco e ai creditori.

Nel corso della seriale perpetrazione di crimini economico-finanziari si è assistito anche al fallimento di 7 società commerciali facenti parte del gruppo Reitano. L’operazione è stata denominata “Tir camaleonte”.

È stata così scoperta l’esistenza, almeno dal 2010, di un sistema fraudolento collaudato che ha visto la periodica sostituzione di società del gruppo, schiacciate ormai da pendenze debitorie e affidate ad amministratori assolutamente non idonei a gestirla, con imprese solo formalmente differenti ma con lo stesso oggetto sociale e gli stessi dipendenti.

Nel sodalizio criminale c’erano il commercialista Fabio Saccuzzo, 40 anni, tenutario delle scritture di gran parte delle imprese della galassia Reitano con un ruolo attivo nel favorire la schermata dei patrimoni del gruppo, suggerendo consapevolmente le mosse più efficaci per eludere ogni possibile azione giudiciaria.

A far parte del sodalizio anche Luisa Spampinato, ex convivente di Riccardo Reitano, formalmente mera dipendente ma in realtà spesso chiamata da Reitano a partecipare alle fasi gestionali cruciali relative al passaggio di asset patrimoniali dalla società in decozione a quella di nuova creazione.

Antonio Lo Presti, 42 anni, titolare di partita Iva quale libero professionista, anche lui apparentemente un semplice dipendente di Reitano, ma coinvolto nella gestione amministrativa e contabile delle società incriminate.

L’associazione era composta anche da tre prestanome nullatenenti e privi di qualsivoglia competenza professionale. Si tratta di due cittadini cubani, Alberto David Victoria, 42 anni, amministratore di diritto in 5 società del gruppo Reitano e Jemenez Josè Fonseca Zamora, 71 anni, suocero di Riccardo Reitano, al momento non reperibili in Italia.

E, ancora, Maria Correnti, anche lei amministratore di diritto di 5 società del gruppo, proposta a Reitano dal commercialista Saccuzzo. A differenza dei primi due destinatari della misura carceraria, anche in raginoe delle dichiarazioni rese dalla stessa nel corso delle indagini, il giudice per le indagini preliminari ha diposto l’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria insieme alla misura interdittiva del divieto di esercizio di imprese e uffici direttivi di persone giuridiche per un anno.

Le indagini delle fiamme gialle di Catania, supportate da intercettazioni telefoniche e ambientali e di perquisizioni locali, hanno visto il coinvolgimento delle imprese Europa trans srl uni personale, sede legale a Catania, costituita nel novembre 2006 e dichiarata fallita nel 2012 con un passivo accertato di oltre 7 milioni di euro.

I tre Reitano si sono avvalsi della “testa di legno” Zamora per sottrarre libri e scritture contabili e aggravare il dissesto del’impresa commerciale Logistic service srl di Gravina di Catania. La società è stata costituita nel 2010 e dichirata fallita a gennaio del 2017 con un passivo accertato di oltre 11 milioni di euro.

Oltre ai reati fallimentari, Reitano, in concorso con il cubano Zamora, nel 2011 e 2012 utilizzava fatture false per operazioni inesistenti per gonfiare illecitamente i costi dell’attività per oltre 3 milioni di euro, con una conseguente evasione dell’Iva pari a oltre mezzo milione di euro.

Inoltre, sono state emesse fatture false dal 2011 al 2013 per oltre 5 milioni di euro per favorire l’evasione d’imposta di altre società del gruppo, per un profitto criminale di oltre un milione di euro.

Da ultimo, la Logistic service ha omesso il versamento di ritenute e imposte per il 2013 per circa 800 mila euro. E, ancora la Iglotrans srl con sede a Gravina di Catania, costituita nel 2008 e fallita nel 2017 con un’esposizione debitoria accertata di oltre 13 milioni di euro.

In occasione del fallimento della Reitrans srl nel 2010, società madre del gruppo, la Iglootrans è stata illecitamente destinataria di mezzi, stabilimenti e dipendenti. La Iglootrans è stata amministrata di fatto dai tre Reiatno e ha visto prima dell’insorgenza dell’insostenibile mole debitoria, quale amministratore di diritto Luisa Spampinato.

Successivamente, perseguito il collaudato schema illecito, sono stati nominati amministratori il cubano Victori e, alcuni mesi dopo, Maria Correnti, presona di fiduci del professionista Saccuzzo. La Iglootrans ha utilizzato, dal 2011 al 2014, fatture false per abbattere il reddito per un volume complessivo di oltre 17 milioni di euro e ha emesso, nello stesso periodo, a favore di aziende sempre riconducibili al gruppo criminale, fatture a fronte di operazioni commerciali non effettuate per circa 2 milioni di euro.

Victoria tran sport srl a Misterbianco, costituita nel 2010 e ora in stato di abbandono, era diretta dai tre Reitano che si erano avvalsi del prestanome cubano Victoria per emettere, per oltre 11 milioni di euro,  e utilizzare per oltre 6 milioni di euro, fatture relative ad operazioni inesistenti.

E ancora, fra le società interessate la Liz trans srl, con sede legale a misterbianco, costituita nel 2012 e fallita nel 2017. Anche questa azienda era gestita dai Reitano che si erano avvalsi dei due amministratori prestanome Victoria e Correnti, prima per sottrarre alla procedura fallimentare le scritture contabili necessarie per una fedele ricostruzione del passivo e poi per utilizzare, nel biennio 2013-2014, fatture false per circa 9 milioni di euro ed emettere documenti fiscali non rispondenti al vero per oltre 11 mlioni di euro.

Courier service srl, con sede legale a Gravina di Catania, costituita nel 2012 e fallita nel 2017, amministrata di fatto dai Reitano che utilizzavano ulteriori soggetti prestanome non partecipi dell’associazione a delinquere investigata. E ancora la Courier service che nel triennio dal 2011 al 2013 ha indicato nelle dichiarazioni al fisco fatture per operazioni inesistenti per un importo di oltre 500 mila euro ed emesso fatture false dal 2011 al 2015 per favorire l’evasione delle quattro imposte da parte di altre società del gruppo, per un valore complessivo di quasi 3 milioni di euro.

In più, è stato accertato anche il coinvolgimento della TTC express farmadistribuzione & logistica srl con sede legale a Pomezia, costituita nel 2000 e fallita nel 2017, avente ad oggetto il noleggio di mezzi. L’azienda era gestita di fatto dai Reitano e l’amministratore di diritto era Monica Reitano, figlia di Riccardo, che nel quattro anni dal 2011 al 2014 utilizzavano fatture false per quasi 2 milioni di euo ed emesso documenti a fronte di operazioni fittizie per un milione e 600 mila euro.

Il gruppo d’imrpese citato è stato gestito in modo continuativo dai tre Reitano che hanno esercitato pienamente il ruolo di amministratori impartendo disposizioni ai dipendenti e intrattenendo i rapporti contrattuali con clienti e fornitori. Le società coinvolte nel circuito criminale, solo formalmente entità imprenditoriali giuridicamente separate, si sono contraddistinte per l’identica ubicazione della sede amministrativa, ossia per l’utilizzo delle stesse unità operative localizzate a Motta Sant’Anastasia, Marcellinara, Palermo, Roma e Lodi.

Lo straordinario volume di documentazione fiscale fasulla (fatture per operazioni inesistenti pari a oltre 70 milioni di euro) utilizzato ed emesso dalle stesse società dei Reitano è stato determinante per consentire ai sodali, da un lato, di accaparrarsi le agevolazioni fiscali previste per le nuove iniziative imprenditoriali e, dall’altro, di eludere le azioni giudiziarie promosse dall’Erario e dalle imprese che hanno trattenuto rapporti commerciali con il “mondo Reitano”.

Altro aspetto caratterizzante la permanente azione criminale realizzata dai Reitano è una gestione finanziaria delle risorse delle società commerciali basata su ripetuti e ingenti prelevamenti in contanti spesso non giustificati da valide ragioni economiche.

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