Vittoria (Rg): mafia, gli interessi della Stidda nel traffico dei rifiuti

La Stidda aveva messo le mani nella produzione di imballaggi e nel traffico illecito di rifiuti. Lo hanno scoperto le fiamme gialle di Catania che hanno eseguito otto arresti a Vittoria, nel ragusano.

Gli arrestati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso per l’acquisizione di posizioni dominanti nel settore economico della realizzazione di imballaggi destinati alle produzioni ortofrutticole di Vittoria, nonché per intestazione fittizia di imprese e traffico illecito di rifiuti.

Il gip di Catania ha disposto, inoltre, il sequestro preventivo di 6 aziende intestate a soggetti prestanome per eludere l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale. Il valore complessivo dei beni sequestrati si attesta intorno ai 15 milioni di euro.

L’operazione è stata denominata “Ghost trash” ed è stata condotta dai finanzieri su delega della procura di Catania.

Alcuni degli indagati che sono finiti in manette sono stati riconosciuti dal Gip quali appartenenti alla Stidda, storicamente riferibile al clan Carbonaro. Si tratta di Giombattista Puccio, detto Titta ‘u ballerinu, 57 anni, appartenente sia alla Stidda che al clan di Cosa Nostra; Emanuele Greco. Insieme a Greco, Puccio aveva creato un vero e proprio cartello mafioso di imprese che aveva il predominio nel settore degli imballaggi a Vittoria.

In questo contesto si inserisce anche Francesco Giliberto (già raggiunto lo scorso settembre da misura cautelare agli arresti), già in passato vicino al clan Dominante Carbonaro.

Dalle indagini è emerso che Greco controllava e gestiva il mercato degli imballaggi insieme a Puccio e metteva a disposizione di quest’ultimo alcuni immobili destinati allo svolgimento delle attività commerciali, inviandogli rifiuti plastici da smaltire.

Raggiunti da provvedimenti cautelari anche Giacomo Consalvo e il figlio Michael, rispettivamente 62 e 28 anni. i due gestivano aziende produttrici di imballaggi perfettamente integrate nell’oligopolio mafioso, del quale condividevano prezzi e strategie commerciali.

I boss, nel territorio di Vittoria, si imponevano riuscendo a controllare in maniera esclusiva il controllo dei settori economici di rilievo come quello della produzione degli imballaggi. Il controllo veniva acquisito con il ricorso alle tipiche modalità dell’agire mafioso, caratterizzate dal sopruso e dall’intimidazione.

Le aziende di Puccio e Greco erano diventate leader nel settore della produzione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli e, grazie anche alla loro appartenenza a clan mafiosi, sono riuscite ad estromettere le aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte.

Le aziende che non intendevano accettare di acquistare le gabbiette di plastica per i loro prodotti agricoli, venivano tagliate fuori dal mercato. Un sistema affaristico che ha permesso alla mafia di fare affari d’oro. Gli utili venivano spartiti equamente fra Puccio e Greco, mentre i Consalvo, una volta entrati a far parte dello stesso sistema, producevano la stessa tipologia di imballaggi, dopo aver ricevuto espressamente le autorizzazioni da Puccio e Greco.

Le indagini condotte dalle fiamme gialle, con l’ausilio di intercettazioni, servizi di appostamento e pedinamenti, hanno dimostrato che l’economia di Vittoria risulta inquinata dalla presenza di imprese mafiose che hanno acquisito il controllo assoluto di settori produttivi di vitale importanza, escludendo le aziende sane.

Inoltre, l’operazione ha portato alla luce l’operatività di imprese di raccolta e stoccaggio di rifiuti riconducibili a Puccio. Imprese che operavano un traffico illecito di rifiuti plastici provenienti prevalentemente dalle serre per la coltivazione di prodotti ortofrutticoli, traffico realizzato con la creazione di abusivi siti di stoccaggio.

Degli oltre 20 viaggi di automezzi, per circa 100 tonnellate di materiali plastici, non sono stati riscontrati nei documenti di trasporto esaminati dalla finanza. È stato altresì accertato che i rifiuti erano convogliati in un fabbricato dove venivano triturati illegalmente prima del successivo smaltimento.

Le risultanze dell’attività investigativa hanno portato la finanza, nell’estate del 2015, a sequestrare 5.000 mq di terreni e un fabbricato, individuando 4 discariche abusive.

Obiettivo di Titta Puccio era di esportare nell’Europa dell’Est i rifiuti plastici raccolti illecitamente. Per farlo si avvaleva del figlio Giovanni e di Salvatore Asta, entrambi destinatari della misura cautelare in carcere. Ad aiutarlo anche l’altro figlio, Luigi Puccio e il genero Giuseppe Buscema, questi ultimi agli arresti domiciliari.

Le imprese mafiose operanti da anni nella produzione di imballaggi per i prodotti ortofrutticoli e nella gestione dei rifiuti sono risultate formalmente amministrate da prestanome, parenti, affini oo persone di fiducia di Giombattista Puccio. Era Puccio a gestire gli affari, ma non appariva in alcuna carica sociale.

Il gip ha disposto il richiesto preventivo dei patrimoni aziendali di: M.P. trade srl  di Luigi Puccio; International packing srl, sempre di Puccio; G.Z.G. srl di Zaira Scrivano; GR trade di Emanuele Melfi, tutte con sede a Vittoria.

L’oggetto sociale era la commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti per l’agricoltura, nonché la fabbricazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli.

E, ancora, sequestrati i patrimoni della Soc. Coop Decaplast di Salvatore Asta e Ecoline srl di Giuseppina Puccio, sempre con sede a Vittoria e con prevalente attività di raccolta di rifiuti non pericolosi in plastica e imballaggi usati.

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