Bronte (Ct): strate statali anacronistiche, il sindaco chiede un incontro all’Anas

Il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, chiede un incontro con l’Anas per parlare della situazione delle strade statali anacronistiche

Il versante è quello nord dell’Etna. Quello più bello dal punto di vista paesaggistico e quindi più interessante per il turismo, ma contemporaneamente distante da Catania. Da qualsiasi parte lo si  guarda, o dall’Area metropolitana o dalla costa, sempre di periferia si tratta, sinonimo di mancanza di servizi e minore attenzione da parte delle Istituzioni.

Non a caso buona parte delle prese di posizione dei sindaci di Bronte, Maletto e Randazzo, sono contro le Istituzioni regionali a nazionali che sottraggono servizi importanti per i cittadini o trascurano il territorio.

L‘esempio più eclatante è sicuramente quello della Sanità, con l’ospedale di Bronte sempre più spogliato si servizi e reparti, ma sono in tanti a ritenere che questo primato sia conteso dalle istituzioni che si occupano di mobilità. I tempi di percorrenza verso Catania della Ferrovia Circumetnea restano, più o meno, quelle di 30 anni fa e le strade statali sono sempre sugli stessi tracciati disegnati al tempo dei Borboni e quindi tortuose, lente e qualcuno sostiene pure insicure.

Così quando si verifica un incidente stradale, dove qualcuno perde la vita, come è accaduto giovedì scorso, ci si domanda se le strade statali dell’entroterra etneo sono sicure e rispettano gli standard richiesti da una viabilità europea. Per questo ieri il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, a nome anche dei suoi colleghi di Randazzo e Maletto, rispettivamente Michele Mangione e Salvatore Barbagiovanni, ha chiesto di incontrare al più presto l’ingegnere Barbara Di Franco, responsabile dell’Area compartimentale di Catania dell’Anas, per rappresentare la precaria condizione delle strade statali che attraversano il territorio.

“Sappiamo bene – ci dice il sindaco Graziano Calanna – che alcune delle strade che attraversano il nostro territorio sono state interessate da lavori del progetto dell’Anas “#bastabuche”. Ci chiediamo però se dopo decenni e decenni di assoluto abbandono, questi lavori sono sufficienti a garantire sicurezza. Abbiamo la sensazione che vi siano aree del nostro Paese dove l’attenzione verso la mobilità sia maggiore rispetto che da noi e ci domandiamo se è per questo che le nostre strade rimangono piene di curve e vittima di movimenti franosi che rendono il mando stradale sconnesso e pericoloso. Un esempio su tutti: l’Anas ha posto sulla Ss 284 nuovi guard rail solo in alcuni tratti. E stata una scelta dettata da ragioni tecniche o economiche? Per questo abbiamo chiesto di incontrare l’ingegnere Barbara Di Franco dell’Anas. I  cittadini – conclude – vogliono sapere”.

 

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