Catania: dissesto idrogeologico, “a rischio anche la stagione irrigatoria 2018”

II Sifus Confali rivendica la necessità di trovare soluzioni alla razionalizzazione delle risorse idriche. “Bisogna gestire la Sicilia in termini programmatici e di prevenzione. Fin quando si ragionerà in termini emergenziali, ci troveremo di fronte al fallimento politico gestionale” commenta Maurizio Grosso, segretario nazionale Sifus Confali.

Non si è ancora trovata una soluzione all’emergenza idrica in Sicilia, né tantomeno è arrivata garanzia di un prolungamento delle giornate di lavoro degli operatori dei Consorzi di Bonifica. Tutto resta immobile.

Mentre il clima mondiale cambia – prosegue Grosso – noi non riusciamo a modificare il territorio come si conviene. I disastri ai quali assistiamo giornalmente, sono frutto di evidente stato di collasso gestionale, in quanto è ovvio che in un periodo caldo come l’estate 2017 si sia di fronte a parametri di calamità naturale e non di siccità. La calamità naturale sarebbe più da intendersi nei confronti della cattiva gestione politico/amministrativa, perché se si fossero fatti ragionamenti a medio e lungo termine nell’arco dell’ultimo decennio, sulla prevenzione in tutte le sue sfaccettature tipiche siciliane, oggi si sarebbe pensato solo a razionalizzare in maniera serena le risorse idriche. Invece di illudere ancora una volta il cittadino, colpito in maniera diretta o indiretta da questi effetti, propinando soluzioni con il classico utilizzo del condizionale: “se avessimo, se potessimo, se realizzassimo, avremmo, otterremmo”; cioè tutta roba che non porta a nulla di concreto.

In realtà oggi si dovrebbe discutere di programmazione per il dissesto idrogeologico piuttosto che di siccità, perché è ovvio che a seguito di temperature così torride dobbiamo già prepararci alle classiche bombe d’acqua autunnali ed invernali alle quali la Sicilia non è pronta. Saremo di fronte all’esatto opposto di oggi, perché non poter assorbire notevoli quantità d’acqua, provocheranno allagamenti e richieste di risarcimento danni che solo su Catania si aggira attorno al milione di euro all’anno.

Tra l’altro, non potendo invasare in maniera corretta tanta acqua, evidentemente finirà in mare senza poter essere gestibile per una serena programmazione della stagione irrigatoria 2018. Fin quando si ragionerà in termini emergenziali, ci troviamo di fronte al fallimento politico/gestionale. La siccità non esiste – conclude Grosso – così come non esistono le crepe nelle terre della piana di Catania. Si parla di almeno 2 mt di lacerazione della terra ed ancora siamo fermi al lavoro stagionale? Per sanare le ferite della nostra terra, non basteranno 30 anni di lavoro d’ammodernamento e cura del dissesto idrogeologico”.

 

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