Messina: “compravendita di un bimbo”, riprende il processo Copil

Oggi a Messina riprende il processo tratto dall’operazione Copil che, tra febbraio e maggio del 2015, ha portato all’emissione di dieci provvedimenti cautelari, per la presunta compravendita di un minore romeno da parte di una coppia di coniugi di Castell’Umberto, ma residente al tempo in Canton Ticino.

Una vicenda complessa perché alcuni degli imputati risultano anche come parte lesa. Accogliendo la richiesta dei pm Maria Pellegrino e Liliana Todaro, sostituti procuratori della Dda di Messina, il gup Tiziana Leanza, a marzo dello scorso anno, aveva rinviato a giudizio Calogero Conti Nibali, la moglie Lorella e poi Bianca Capillo e Ugo Ciampi di Messina, Aldo Galati Rando di Tortorici, Silvana Genovese e Nadia Gibbin di Messina, Vincenzo Nibali di Castell’Umberto, Maurizio Lucà, Tindaro Calderone, Pietro Sparacino, Sebastiano Russo, tutti di Messina; Placido Villari di Rometta, Franco Galati Rando di Tortorici, Vito Calianno di Fasano (Brindisi) e la romena Julieta Radulescu.

A conclusione delle indagini preliminari era stato fatto cadere il reato più grave inizialmente contestato, ossia la riduzione in schiavitù, mentre erano rimaste in piedi le altre accuse. I coniugi Conti Nibali, genitori di una ragazza maggiorenne, avrebbero sborsato 35 mila euro per avere in donazione il figlio di 6 anni della messinese Nadia Gibbin, contattata attraverso gli intermediari che, però, sparì nel nulla, insieme al figlioletto, dopo aver intascato i soldi.

Era il 2012 e da qui la ricerca della donna attraverso gli intermediari che operavano tra Castell’Umberto, Tortorici e Messina. Secondo l’accusa, Lorella Maria Conti Nibali si sarebbe rivolta alla Capillo per ottenere un falso atto di nascita a nome del piccolo Carmelo Luca Conti Nibali e per il quale era stato organizzato un finto funerale per  chiudere la vicenda con una cremazione del minore, nella realtà mai nato.

La mattina del 10 gennaio del 2015 i carabinieri, impegnati sulle montagne di Tortorici, avevano casualmente intercettato la Capillo che raccontava alla Conti Nibali di aver provveduto a farsi redigere un falso certificato di malattia terminale e poi di morte e che avrebbe provveduto lei stessa a Messina a fare tutto, compresa l’urna funeraria e il carro funebre.

In quella fase entrarono in azinoe gli altri personaggi, coinvolti nella prima tranche dell’operazione copil di Castell’Umberto e Tortorici, incaricati dai Conti Nibali di recuperare i soldi per acquistare il bimbo. Un altro tentativo di “acquisto” di un bambino che sfociò nella prima tranche del blitz, fu indirizzato a Timisoara in Romania, sempre attraverso intermediari di castell’Umberto e Tortorici trovando la disponibilità di una madre che aveva ceduto il proprio figlio di 8 anni in cambio di denaro.

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