Catania: catturato il boss latitante “U carateddu”

Il pregiudicato latitante Concetto Bonaccorsi, 56 anni, detto “U Carateddu”, è stato arrestao dagli agenti della polizia di Stato ieri pomeriggio.

L’uomo era colpito da ordine di esecuzione lo scorso 30 settembre, dovendo espiare la pena dell’ergastolo per il reato di omicidio aggravato, associazione per delinquere di stampo mafioso e associazione per delinquere finalizzata al traffico di suptefacenti.

 Bonaccorsi, già recluso nel carcere di Napoli “Secondigliano”, dopo aver beneficiato di un permesso premio di 3 giorni, dal 23 al 26 settembre del 2016 da fruire nella città di Napoli, esattamente presso l’opera Don Guastella, non era rientrato rendendosi irreperibile.

Il latitante, secondo le investigazioni, sembrava potesse aver trovato rifugio lontano da Catania dove rientrava facendovi brevi e fufaci sortite. In effetti, a distanza di alcuni mesi, le indagini si sono concentrate nella zona di Montecatini in Toscana. Per questo un pool di investigatori della squadra mobile si è trasferito nella cittadina toscana per proseguire le indagini.  Il latitante è stato individuato in un agglomerato di case della frazione del comune di Massa e Cozzile – Traversagna.

L’uomo, nel pomeriggio di ieri, è stato notato dagli agenti della Catturandi e dal personale della squadra mobile di Pistoia, mentre si affacciava al balcone di un appartamento al primo piano di una palazzina su due elevazioni in via Deledda.

 Nello stesso balcone, un’ora dopo, hanno visto un uomo che si apprestava a preparare un barbecue. Avuta la certezza che l’uomo visto in balcone era il latitante, gli agenti hanno circondato l’immobile per impedire ogni via di fuga. All’atto dell’irruzione Bonaccorsi, in compagnia della moglie, non ha opposto alcuna resistenza all’arresto.

Nell’abitazione sono state trovate e sequestrate una carta d’identità e una patente di guida intestate ad un soggetto catanese abitante nel rione di San Berillo Nuovo.

Dopo le formalità di rito, Bonaccorsi è stato associato al carcere di Prato. Insieme al fratello Ignazio Bonaccorsi, detenuto, Concetto è lo storico capo bastone della stessa famiglia dei Carateddi, dell’organizzazione Cappello-Bonaccorsi, e vanta un curriculum criminale di assoluto valore, annoverando pregiudizi penali per associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidi, distruzione di cadavere, reati in materia di stupefacenti e armi, reati contro il patrimonio e altro.

Concetto Bonaccorsi l’11 luglio del 1991 era stato arrestato, da latitante, al municipio di Valverde nel catanese dove si era recato per sposarsi. Era ricercato perché il 21 febbraio dello stesso anno aveva assassinato nel torinese due ladri d’auto colpevoli di avergli rubato qualche giorno prima una Fiat Uno turbo. I cadaveri dei due giovani vennero trovati in una discarica di Robassomero con ferite d’arma da fuoco alla testa.

Nel febbraio del 1993, nell’ambito dell’operazione Pegaso, l’uomo riuscì a sottrarsi alla cattura disposta dal gip di Catania nei confronti di 79 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso – clan Cursoti – omicidi, estorsioni e altri reati, rendendosi latitante.

Il 21 aprile del 1993 venne arrestato in flagranza di reato per l’omicidio di Marco De Zorzi commesso a Cassolnovo. La vittima venne assassinata dentro l’ascensore dello stabile di via Toti e Bonaccorsi, rimasto bloccato all’interno venne arrestato.

 Il 19 gennaio 1995, con sentenza della corte d’assise di Appello di Milano, per il delitto Bonaccorsi venne condannato  a 23 anni, 9 mesi e 15 giorni di reclusione. Nel maggio del 1996 nell’ambito dell’operazione denominata Cuspide venne raggiunto da ordinanza del gip a carico di 56 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio e altri reati.

 Il 18 febbraio del 2000, con sentenza della corte d’assise d’appello di Catania, venne condannato all’ergastolo per omicidio e detenzione e porto illegale di armi da fuoco commessi il 18 gennaio del 1991. Bonaccorsi era imputat insieme a Luigi Miano detto “Jimmy” e Carmelo Caldariera “Melo mezza lingua” di aver procurato il 18 gennaio del 1991 la morte di Angelo Barbera, all’epoca responsabile dei Cursoti e compiuto atti idonei a provocare la morte di Gaetano Palici e Mario Angiolini, contro cui venivano esplosi vari colpi d’arma da fuoo con fucili mitragliatori e a pompa con una pistola calibro 3,57.

Il 22 febbraio del 1997 l’uomo è stato condannato dalla corte d’assise d’appello di Catania a 8 anni di reclusione perché ritenuto colpevole di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il 6 febbraio del 2001, con sentenza della corte d’assise d’appello di Milano, è stato condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Angelo Maccarone, commesso a Milano il 18 dicembre 1990 in concorso.

 Il 23 ottobre del 2009 Concetto Bonacorsi è stato arrestato dalla squadra mobile di Catania nell’ambito dell’operazione Revenge in esecuzione ad ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di 49 appartenenti all’organizzazione mafiosa Cappello-Bonaccorsi, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, estorsioni e altro.

Maria Chiara Ferraù

 

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