Messina: omicidio Scipilliti, carcere per i presunti assassini

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Messina ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei presunti assassini del vigile del fuoco Roberto Scipilliti, trovato morto a Savoca nel messinese.

In carcere sono andati Fortunata Caminiti, pregiudicata messinese classe 1969 e il compagno, anche lui pregiudicato, Fabrizio Ceccio, classe 1972.

Il provvedimento, richiesto dalla procura ed emesso in sede di convalida del fermo di indiziato di delitto eseguito dai carabinieri mercoledì scorso nei confronti della donna, ripercorre la ricostruzione degli inquirenti in merito alle fasi dell’efferato delitto, avallando in pieno i gravi elementi di reità raccolti nei confronti di entrambi gli indagati e riconoscendo, per l’omicidio, l’aggravante della premeditazione.

La coppia, infatti, avrebbe pianificato l’esecuzione di Scipilliti, noleggiando con documenti falsi l’auto su cui è stato ucciso dopo essere stato attirato in una trappola. Il vigile del fuoco è stato poi giustiziato con un colpo di pistola alla testa, mentre si trovava probabilmente ancora sul veicolo, da qualcuno che era seduto dietro.

L’ordinanza richiama anche una importantissima prova acquisita la sera del fermo della donna. Nel corso della contestuale perquisizione domiciliare all’interno dell’abitazione che la coppia aveva condiviso negli ultimi mesi di latitanza di Ceccio e dove sono rientrati la sera stessa del delitto, uno dei cellulari in uso alla coppia, quello da cui è stata effettuata l’ultima telefonata a Scipilliti probabilmente per confermare l’appuntamento, presentava evidenti tracce di sangue sullo schermo.

In effetti, Scipilliti, essendo stato colpito alla testa, dovrà aver perso molto sangue, cosa che ha reso inevitabile, per i suoi assassini, di sporcarsi mani e vestiti e dunque anche il cellulare. Sono ancora in corso le indagini per far luce sulla motivazione che ha spinto i due complici a compiere un omicidio così efferato.

Al momento gli inquirenti stanno indagando a 360 gradi. Se da una parte appare verosimile che quanto accaduto possa essere maturato negli ambienti degli interessi illeciti che accomunavano i due assassini e la loro vittima, dall’altra stanno emergendo contorni e dettagli che potrebbero portare a ricondurre l’omicidio non a quello delle truffe, ma a tutt’altro tipo di ambiente, forse un ambiente che ha a che fare con chat erotiche e appuntamenti a pagamento.

Nei prossimi giorni procura e carabinieri continueranno a lavorare freneticamente. Sono ancora tanti i reperti dai quali gli accertamenti da parte del ris di Messina potranno fare emergere ulteriori dati o conferme. E soprattutto si potrà accertare se sia stata davvero la donna a premere materialmente il grilletto, come appare oggi più probabili.

Intanto la Caminiti, dimessa dall’ospedale di Taormina dove dalla sera del 25 gennaio era piantonata a vista, è stata dimessa e ricondotta nel carcere di Catania piazza Lanza, mentre Ceccio si trova al carcere di Messina Gazzi.

Maria Chiara Ferraù

 

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