Milano: è siciliano il poliziotto che ha ucciso l’attentatore di Berlino

Si è chiuso il cerchio attorno all’attentatore di Berlino che ha ucciso 12 persone lanciando un camion sulla folla al mercatino di Natale e ferendone una cinquantina. A Milano ha sparato agli agenti non appena gli hanno chiesto i documenti. Uno è rimasto ferito ad una spalla. A tradirlo sono state le impronte digitali e la misura del volto.

L’attentatore di Berlino era appena arrivato in treno dalla Francia. È stato ucciso a Sesto San Giovanni in una sparatoria con la polizia. Sull’asfalto il corpo senza vita di Anis Amri, l’uomo che ha lanciato il camion sulla folla del mercatino di Natale.

Non ci sono dubbi che si trattasse dell’attentatore. Lo dicono gli esperti dell’antiterrorismo della Digos di Milano. “La cosa può portare anche a sviluppi futuri” ha dichiarato il ministro dell’Interno, Marco Minniti. “Una scheggia impazzita, un latitante pericolosissimo” aggiunge il questore di Milano, Antonio DE Iesu che precisa: “Amri andava in giro con la pistola carica e già pronta all’uso”, come dimostrato dalla prontezza con cui ha sparato agli agenti.

Amri, in treno dalla Francia, è incappato in un controllo di polizia. Quando lo hanno fermato ha urlato poliziotti bastardi e poi ha sparato contro gli agenti colpendone uno alla spalla. Loro hanno risposto, due volte. Il tunisino è stato raggiunto da un colpo al costato risultato mortale, esploso dalla pistola di un agente in prova, un 29enne appena arrivato al commissariato di Sesto.

In tasca l’attentatore di Berlino aveva alcuni biglietti delle ferrovie francesi che hanno consentito agli inquirenti di ricostruire il tragitto che aveva compiuto. L’uomo aveva viaggiato in treno da Chambery in Savoia, fino a Torino, dove si era fermato per circa tre ore. Sempre in treno aveva raggiunto la stazione centrale di Milano. Da qui era ripartito per spostarsi a Sesto dove ha incrociato gli agenti in pattuglia del commissariato locale. Gli investigatori ora sono al lavoro per capire se la pistola fosse la stessa utilizzata per rubare il camion con cui è stato compiuto l’attentato di Berlino e poi uccidere l’autista del Tir.

L’Italia sia orgogliosa” ha dichiarato il ministro commentando la notizia e aggiungendo: “esiste un livello elevato di controllo del territorio che consente, nell’imminenza dell’ingresso di un uomo in fuga perché ricercato, di identificarlo e neutralizzarlo. L’Italia sia orgogliosa”.

I fatti si sono verificati alle tre di questa mattina quando gli agenti in servizio sulla volante hanno trovato un maghrebino che camminava a piedi in piazza I maggio e hanno deciso di controllarlo. Il giovane ha invece estratto una pistola calibro 22 dallo zaino e ha sparato per poi nascondersi dietro un’auto.

L’attentatore di Berlino per tre anni, tra il 2011 e il 2015, era stato rinchiuso nelle carceri siciliane. Qui aveva seguito un “percorso di radicalizzazione” e si erano verificati degli episodi in cui manifestava forme di adesione ideale al terrorismo di matrice islamica. In particolare, AMri segnalava detenuti tunisino, legando soprattutto con un gruppo ristretto di essi. I suoi comportamenti sospetti erano stati segnalati dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria al comitato analisi strategica antiterrorismo. Nel 2011 era arrivato a Lampedusa a bordo di uno dei tanti barconi salpati dall’Africa. Nello stesso anno avrebbe avuto un ruolo nell’incendio doloso appiccato al centro di prima accoglienza dell’isola. Nello stesso anno, ad ottobre, era stato arrestato mentre si trovava nel cia di Catania per danneggiamento, lesioni, minacce e appropriazione indebita ed è stato condannato a 4 anni di reclusione. da allora è iniziato il suo tour fra le carceri di Sciacca, Enna, Agrigento e Palermo dove si è reso protagonista di gesti violenti, collezionando punizioni e giorni di isolamento.

Ho sentito Luca questa mattina presto. Mi ha chiamato per tranquillizzarmi temendo che avessi sentito alla tv della sparatoria e che fossi preoccupata. Mi ha detto che stava bene”. Così dichiara all’Ansa la mamma di Luca Scatà, l’agente di polizia che ha sparato a morte al tunisino. Luca, 29 anni di Canicattini Bagni in provincia di Siracusa, ha studiato al liceo del suo paese, poi dopo due anni di ingegneria informatica a Catania, nel 2011 ha fatto un anno di servizio volontario nell’esercito. Poi ha superato il concorso in polizia, attendendo l’assegnazione definitiva.

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