Sant’Agata di Militello (Me): con gli studenti per parlare di legalità

“Il sistema mafioso. Grave pericolo per la democrazia”. È questo il titolo della tavola rotonda organizzata dall’Itet Tomasi di Lampedusa a Sant’Agata di Militello nel messinese e che ha registrato la presenza, fra gli altri, del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci e del magistrato antimafia Antonino Di Matteo.

L’incontro, organizzato dal dirigente scolastico Antonietta Emanuele, si inserisce nel progetto di educazione alla legalità dell’istituto.

A Simone Fogliani, docente di diritto e giornalista, il compito di moderare l’evento a cui hanno partecipato l’avvocato Massimo Raffa, vice questore aggiunto; Daniele Manganaro, dirigente del commissariato di polizia di Sant’Agata di Militello; il giornalista Sergio Granata, direttore di Antenna del Mediterraneo; Saverio Lodato, scrittore ed editorialista della rivista antimafia duemila; Rosario Merenda, luogotenente dei carabinieri alla Dia di Palermo; Salvatore Bonferraro, sostituto commissario della polizia di Stato alla Dia di Palermo.

L’iniziativa ha permesso agli studenti di ricevere consigli ed insegnamenti preziosi, soprattutto per capire come oggi la mafia si sta riorganizzando, puntando su settori “più sicuri” e redditizi, come per esepmio dimostra il fenomeno dell’agromafia.

Nel corso dell’intervento Manganaro, dirigente del commissariato di Sant’Agata di Militello, si è soffermato proprio su questo argomento, presentando i risultati della task force istituita sui Nebrodi per combattere il fenomeno dell’abigeato.

Giuseppe Antoci, Presidente del Parco dei Nebrodi, plaude  
all’iniziativa odierna e dichiara che è importante investire sulla  cultura: puntare sui giovani, che hanno bisogno di conoscere per  combattere il fenomeno mafioso, si rivela una mossa vincente. La  Sicilia ha bisogno di uomini che facciano il proprio dovere.

Antonino Di Matteo, nel corso del suo intervento,  ricorda che i magistrati sono anch’essi cittadini e sono  al servizio della collettività. Parlare agli studenti, raccontare le proprie esperienze  ci permette di evitare un grande rischio: quello di perdere la memoria  e, di conseguenza, di perdere il nostro futuro. “Se la mafia ci vuole sudditi e non cittadini, dobbiamo unirci per  vincere questa guerra” conclude Di Matteo la propria testimonianza tra  gli studenti dei Nebrodi.

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