Autovelox sulla A20, la nota del MLI

L’autostrada A20 Messina Palermo è una strada pericolosa che negli anni ha contato decine di morti. Le gallerie sono poco illuminate, l’asfalto in alcuni punti presenta avvallamenti, ci sono continue deviazioni di carreggiata per lavori che dopo anni non vengono ancora ultimati. Nonostante queste cattive condizioni il pedaggio che i viaggiatori sono costretti a pagare è uno dei più cari. Da qualche settimana è pure arrivata la novità degli autovelox posizionati dal Consorzio autostrade siciliane in posizioni non perfettamente visibili e all’ingresso delle gallerie, come segnalato da numerosi automobilisti anche al movimento Liberi insieme di Messina che ha scritto al presidente del Cas, Rosario Faraci.

In particolare, il movimento punta il dito contro la mancata comunicazione pubblica sulle nuove installazioni dei dispositivi di rilevazione elettronica della velocità e la discutibile collocazione degli stessi. Gli impianti fissi di autovelox – si legge nella lettera – “sono posizionati anormalmente e in contrapposizione alle previsioni normative in materia, all’ingresso delle gallerie, in posizioni non visibili, soprattutto durante il giorno, a causa dei normali riverberi di luce”.

Secondo la Legge 160 del 2007 gli autovelox devono essere ben visibili e soprattutto devono essere segnalati preventivamente. “Desta ulteriore preoccupazione –  scrive Roberto Cerreti del movimento Liberi insieme – la collocazione dei nuovi autovelox fissi persino nel doppio senso realizzato nella galleria del Tindari in tutte e due le corsie ristrette”. Il timore del movimento è che la collocazione degli autovelox in particolare in questa galleria significhi una chiusura permanente del tunnel in direzione Messina chiuso ormai da diverso tempo. “Riteniamo – conclude la nota – che interesse collettivo sia reprimere eventuali sconsiderati atteggiamenti di automobilisti imprudenti, piuttosto che rischiare di lanciare una metodologia repressiva delle infrazioni che rischia di diventare esclusivamente una caccia alla multa e ai multati”.

Maria Chiara Ferraù

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