Catania: arresti Virlinzi e Impallomeni, i particolari dell’operazione

Si chiama Tax free l’operazione della guardia di finanza di Catania,, coordinata dalla locale procura della Repubblica e che ha portato all’arresto di quattro persone e alla denuncia di una quinta. Nello scandalo per corruzione in atti giudiziari è finito Giuseppe Virlinzi, imprenditore che ha ricevuto dei “favori”.

Le manette sono scattate ai polsi di Filippo Impallomeni, presidente della VII sezione della commissione tributaria provinciale di Catania. L’uomo è accusato di aver emesso diverse sentenze favorevoli nei confronti della Virauto e delle società appartenenti al gruppo imprenditoriale capeggiato dall’imprenditore etneo. In cambio di questi favori IMpallomeni riceveva macchine, già dal 2010.

Delle stesse accuse dovranno rispondere Giovanni La Rocca, commercialista della Virauto spa e Agostino Micalizio, direttore commerciale della stessa società per azioni. Arresti domiciliari per il cancelliere della commissione tributaria provinciale, Antonino Toscano che deve rispondere del reato di favoreggiamento personale.

Le indagini, svolte dal Gico del nucleo di polizia tributaria della finanza di Catania, hanno fatto emergere un consolidato accordo criminoso tra gli indagati che si è protratto nel tempo, volto ad assicurare sentenze favorevoli al gruppo imprenditoriale in merito a dei ricorsi presentati dalla commissione tributaria della provincia etnea.

Decisivo il ruolo del giudice Impallomeni che attraverso costanti contatti con il commercialista della Virauto, provvedeva, nel ruolo di presidente, relatore ed estensore delle relative sentenze, a redigere sentenze di accoglimento dei ricorsi presentati dalle società, garantendo l’annullamento degli accertamenti fiscali.

In particolare, una sentenza analizzata è stata ritenuta del tutto illegittima perché basata su presupposti falsi. In altri casi analizzati dalle fiamme gialle, le sentenze di accoglimento dei ricorsi erano state emesse in tempi restrittissimi, contrariamente a quanto succede normalmente.

Per ricambiare la disponibilità del giudice, il gruppo imprenditoriale assicurava al giudice la messa a disposizione gratuita di diverse auto ed era la stessa concessionaria a sostenere le spese di manutenzione, assicurazione e riparazione delle auto in caso di guasti e incidenti.

In una delle auto intestate alla concessionaria, inoltre, il giudice Impallomeni aveva anche apposto un adesivo riportante lo stemma “magistratura tributaria”. La concessionaria è stata utilizzata dal magistrato anche per riparare l’auto della moglie, con spese, anche in questo caso, a carico del gruppo.

Nel corso delle indagini sono state accertate anche gravi condotte per depistare le indagini da parte del giudice. Con la complicità del consigliere Toscano, in un caso, è stata recuperata da un ufficio una sentenza favorevole emessa e depositata nel luglio del 2015 nei confronti di una delle società del gruppo Virlinzi. La volontà era quella di sostituire alla sentenza di accoglimento del ricorso, una sentenza di condanna per smontare l’eventuale impianto accusatorio da parte della finanza che aveva iniziato le indagini mettendo in allarme il magistrato.

Un tentativo che non è andato a buon fine in quanto la decisione era già stata depositata e registrata. Per tutti gli arrestati si sono aperti i cancelli del carcere di Catania piazza Lanza dove resteranno a disposizione dell’Autorità giudiziaria, ad eccezione di Toscano che, come detto, è stato condotto agli arresti domiciliari.

Maria Chiara Ferraù

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