Catania: operazione “Time out”, decapitati i vertici della famiglia Scalisi

Questa mattina gli agenti della polizia di Stato di Catania hanno decapitato i vertici della famiglia mafiosa Scalisi operante nel territorio di Adrano, alleata della famiglia Laudani di Catania. Otto le persone finite in manette che dovranno rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, con l’aggravante di essere un’associazione armata.

Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Catania e dal commissariato della polizia di Adrano, erano state avviate a maggio del 2011 e si erano concluse nell’aprile del 2012. Sono state monitorate le dinamiche interne alla cosca che aveva subito un duro colpo a seguito dell’operazione di polizia denominata “Terra bruciata” dell’aprile del 2009. Le indagini avevano appurato come il boss Giuseppe Scarvaglieri, nonostante fosse in carcere, continuava a mantenere il controllo dettando le disposizioni per le attività illecite nel comprensorio di Adrano.

Proprio il boss detenuto aveva cambiato strategia, preferendo mantenere defilati dalla gestione del sodalizio criminale i propri familiari.

Le manette all’alba di oggi sono scattate ai polsi di: Giuseppe Scarvaglieri, 47 anni, detto Pippu ‘u zoppu, pregiudicato, già in carcere; Pietro Maccarrone, detto “Fantozzi”, 46 anni, pregiudicato, sorvegliato speciale di polizia; Francesco Coco, alias “Ciccio mafia”, 38 anni, già detenuto per altra causa; Alfio Di Primo, detto “Pisciavino”, 48 anni, pregiudicato già in carcere per altra causa; Pietro Severino, “U trummutu”, 58 anni, pregiudicato già in carcere; Gaetano Di Marco, 53 anni, inteso “Caliddu”, pregiudicato; Massimo Di Guardia, pregiudicato di 29 anni, già detenuto per altra causa; Davide Di Marco, 28 anni, pregiudicato, già in carcere.

Tutti dovranno rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante di essere un’associazione armata. Gaetano Di Marco dovrà anche rispondere di tentata estorsione.

Le indagini hanno evidenziato lo stato di fibrillazione presente nel gruppo, dovuto proprio all’assenza momentanea di un leader in grado di reggerne le fila, motivo per cui la stessa famiglia Laudani di Catania era direttamente intervenuta affiancando un proprio referente a Di Marco Gaetano che, “figliocco di Scarvaglieri”, era diventato il referente del gruppo in attesa della scarcerazione di Giuseppe Santangelo, poi morto il 20 agosto del 2014 per cause naturali.

Nel corso delle indagini è stato individuato un tentativo di estorsione in danno di un imprenditore impegnato nei lavori di risistemazione della strada provinciale 231, che aveva subito il danneggiamento di un mezzo meccanico di proprietà dell’azienda, in relazione al quale il 28 dicembre del 2011 erano stati arrestati, in flagranza di reato, Davide Di Marco e Massimo Di Guardia.

Maria Chiara Ferraù

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