Delitto Loris: ucciso con fascette da elettricista

Continuano serrate le indagini sulla morte del piccolo Andrea Loris Stival, trovato morto a Santa Croce Camerina, nel ragusano. Il bambino sarebbe stato ucciso la mattina del 29 novembre probabilmente con un laccio di plastica, una fascetta di quelle utilizzate dagli elettricisti. Resta il mistero sul luogo dell’omicidio.

Il nuovo elemento emerso dalle indagini che proseguono incessantemente da cinque giorni, dai primi esiti dell’autopsia. Il piccolo di 8 anni sarebbe morto per asfissia da strangolamento. Ad ucciderlo non sarebbero stati mani nude, come ipotizzato dagli inquirenti e dagli investigatori in un primo moment, ma un laccio di plastica. dall’esame autoptico sono stati rilevati graffi al volto e sul collo del bambino, probabilmente provocati da un oggetto utilizzato per tagliare la fascetta dopo che era stata stretta al piccolo collo.

Nella casa dei genitori della piccola vittima sono state sequestrate un paio di forbicine che saranno esaminate per verificare se siano compatibili con i graffi sul collo di Loris che, al momento del ritrovamento, indossava tutti gli abiti con cui sarebbe uscito da casa, compreso il grembiule di scuola. È ancora giallo, invece, sullo zainetto blu con le cinghie gialle e sugli slip che non sono stati ancora ritrovati.

Intanto polizia e carabinieri scavano nel racconto fatto dalla madre di Loris, Veronica Panarello. Ci sarebbero almeno tre contraddizioni nel racconto della donna. La prima in merito alla distanza dalla scuola alla quale sarebbe stato lasciato il bambino: 500 metri nella prima versione, una decina nella seconda.

Poi il discorso relativo al corso di cucina dove in un verbale la donna afferma di esserci andata subito dopo aver lasciato il figlio piccolo alla ludoteca e in un altro di esserci andata, invece, dopo aver sbrigato delle faccende domestiche.

Infine, il sacchetto della spazzatura gettato in strada lungo un percorso che non ha niente a che vedere con la scuola di Loris, ma sarebbe più compatibile con la strada verso il mulino vecchio, luogo dove poi è stato ritrovato il corpo senza vita di Andrea Loris. Un episodio, questo, che nei primi due verbali non viene mai menzionato.

Per questo motivo polizia e carabinieri hanno ripercorso insieme a Veronica la strada fatta quella mattina con la Polo nera. L’obiettivo è ricostruire il percorso e chiarire le discordanze dei verbali. “La mia assistita ha partecipato a una verifica come persona informata dei fatti, non è assolutamente indagata ed è tornata a casa” ha dichiarato il legale della famiglia, Francesco Villardita, che si è poi soffermato sulle incongruenze nel racconto. “Nel processo penale le cose presunte non esistono, ci vogliono certezze”.

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