Maxi sequestro di beni all’imprenditore Di Giovanni

Agenti della Dia hanno sequestrato beni per 450 milioni di euro all’imprenditore palermitano Calcedonio Di Giovanni, 75 anni, legato alle famiglie mafiose del mandamento di Mazara del Vallo.

“Gli stretti legami con i vertici di Cosa Nostra ed il collegamento con noti esponenti dediti al riciclaggio internazionale – si legge in una nota della Dia – hanno permesso all’imprenditore di realizzare il suo ingente patrimonio immobiliare, oggi sequestrato”.

Calcedonio Di Giovanni, nel corso della conferenza stampa sull’operazione, è stato definito dal colonnello Riccardo Sciuto, capo della Dia di Palermo, “un imprenditore spregiudicato la cui parabola imprenditoriale, esplosa negli anni Settanta si e’ indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose del mandamento di Mazara del Vallo”, “uno dei mandamenti più attivi dell’intera organizzazione criminale, bisognosa di reinvestire in attività lecite i proventi derivanti dalle sue lucrose attività illecite”. Secondo gli inquirenti, Di Giovanni, originario di Monreale, avrebbe avuto collegamenti “con uno dei principali artefici del riciclaggio internazionale, Vito Roberto Palazzolo”, di lui parlerebbero anche collaboratori di giustizia. Il patrimonio sequestrato comprende 20 società del settore immobiliare, 547 unità immobiliari, 12 veicoli, 8 depositi bancari.

Il sequestro e la confisca dei beni sono le cose che fanno più male ai boss e al loro sistema di collusioni, perché li colpisce al cuore e alla testa”. Così commenta l’operazione della Dia il senatore del Pd, Giuseppe Lumia, componente della commissione antimafia. “Dobbiamo impegnarci – aggiunge Lumia –  per fare un salto di qualità sul piano legislativo ed organizzativo. È questo il modo migliore per sostenere l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine che sta dando ottimi risultati”.

Rimane aperta una sfida – conclude l’esponente del Pd – su cui si è in ritardo: il riuso sociale e produttivo dei beni confiscati. La Commissione antimafia ed il Parlamento devono trovare le soluzioni opportune per migliorare il funzionamento dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati”.

 

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