Messina: “Last orange”, un “pastazzo” da due milioni di euro

Smaltivano illegalmente rifiuti tratti dalla lavorazione degli agrumi, il cosiddetto “pastazzo d’agrumi e polpa”, traendone un profitto ingiusto da 2 milioni di euro all’anno. Una condotta che ha provocato anche un grave danno ambientale per la decomposizione anaerobica degli scarti smaltiti illecitamente.

Con l’accusa di traffico illecito di rifiuti i carabinieri del comando provinciale di Messina hanno eseguito otto misure cautelari e effettuato vari sequestri nei comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Mazzarrà Sant’Andrea, Castroreale, Terme Vigliatore, Lentini (Sr) e Napoli. Il gip di Messina, su richiesta della Dda, ha disposto 3 arresti domiciliari, 4 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e un obbligo di dimora. E’ stato disposto anche il sequestro preventivo della ditta Canditfrucht spa e di autocarri utilizzati per il trasporto illecito dei rifiuti.

Un ruolo importante nell’organizzazione, secondo gli investigatori, era rivestito da Nunzio Calabrò che, nella qualità di legale amministratore della Canditfrucht spa, azienda posta sotto sequestro, è ritenuto responsabile di avere organizzato, autorizzato e consentito la condotta illecita disponendo e consentendo lo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti, anche attraverso la predisposizione di documentazione atta a mascherare la natura di rifiuto del pastazzo e l’attività illecita dietro una fittizia compravendita di mangime animale. Calabrò deve anche rispondere di aver realizzato una condotta interrata da dove i rifiuti liquidi derivanti dalla trasformazione degli agrumi finivano nel depuratore comunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Smaltimenti che hanno provocato ripetuti malfunzionamenti del depuratore con grave danno a tutti i processi depurativi e con lo scarico in mare di reflui non depurati.

Gli arresti domiciliari sono stati disposti per: Nunzio Calabrò, 73 anni di Barcellona Pozzo di Gotto, rappresentante della Candifrucht spa e presidente del consiglio di amministrazione della stessa impresa; Sebastiano Conti Mammamica di Militello Rosmarino, 47 anni, proprietario e conduttore dell’omonima impresa individuale di Lentini, nel siracusano; Antonino Mazzeo di Terme Vigliatore, classe 1967, gestore della ditta di trasporti Trasporti Line soc.coop, pregiudicato,detenuto in regime di 41 bis a seguito dell’operazione denominata Gotha 4, sulla cosiddetta nuova mafia barcellonese.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Fortunato Arcoraci, barcellonese del 1956, autotrasportatore; Salvatore Crinò, pregiudicato autotrasportatore di Barcellona del 1967; Mario Pantè, 44enne di Mazzarrà Sant’Andrea, anche lui autotrasportatore come Giovanni Floramo, barcellonese del 1953.

Per Giuseppe Triolo, barcellonese del 1976, autotrasportatore, pregiudicato, è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

A carico della Canditfrucht sono state contestate le norme relative alla responsabilità amministrativa degli enti per i reati commessi da soggetti di vertice o da dipendenti delle stesse ditte. Almeno sono state effettuate 70 operazioni di trasporto di materiale di scarto. 35 di queste operazioni risultano compiute con mezzi della Trasport Line di Antonino Mazzeo.

Le indagini erano state avviate a gennaio del 2012 quando i militari di Barcellona hanno rinvenuto e sequestrato un’area sulla quale era stato abbandonato un ingente quantitativo di pastazzo di arance e limoni. Gli inquirenti hanno individuato poi altre aree adibite a discariche abusive di tale materiale di scarto. Le indagini sono poi proseguite sotto la direzione del sostituto procuratore alla Dda di Messina, Camillo Falvo, insieme ai sostituti procuratori di Barcellona Nicola Giorgio e Fabio Sozio, con pedinamenti e monitoraggi video dei mezzi con il quale veniva trasportato il materiale di scarto proveniente dalle ditte preposte ala lavorazione della materia prima.

Gli indagati scaricavano il “pastazzo” nelle aree limitrofe ad insediamenti adibiti a ricovero per animali che non gradiscono tale “pasto”. Così i rifiuti restavano abbandonati sul territorio deteriorando l’ambiente. Gli allevatori in ambio ricevevano modiche quantità di pastazzo di limone che è invece gradito dagli animali e più facilmente utilizzabile come materia prima per mangimi. La ditta forniva all’azienda agricola una fattura di cessione del rifiuto, facendolo passare per mangime animale, in quantità sproporzionate rispetto al numero di animali posseduti dall’allevatore.

Quando diventava secco, il pastazzo veniva bruciato dagli allevatori che spargevano rami e sterpaglie su tutta la superficie occupata dagli scarti. Altre volte, invece, il pastazzo veniva scaricato direttamente nei torrenti, specialmente durante la pioggia in modo che si disperdesse rapidamente. In altre circostanze veniva nascosto con materiale torrentizio e con l’ausilio di mezzi meccanici.

I carabinieri del nucleo operativo ecologico di Catania avevano avviato le indagini nell’ambito di una inchiesta simile avviata nel 2010 e che aveva coinvolto la Ortogel spa di Caltagirone che conferiva il pastazzo in un agro del comune di Lentini, centro in provincia di Siracusa, presso l’azienda agricola di proprietà di Sebastiano Conti Mammamica.

Il 17 aprile del 2012 i militari dell’Arma di Barcellona Pozzo di Gotto, con la collaborazione del dodicesimo nucleo elicotteri carabinieri di Catania, hanno colto in flagranza di reato alcuni degli otto indagati, sequestrando cinque camion di tre aziende di trasformazione agrumaria, due dei quali provenienti dalla Canditfrucht di Barcellona che stavano smaltendo il pastazzo nel fondo di Conti Mammamica.

Maria Chiara Ferraù

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